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RISULTATI DI RICERCA

ESPLORA I PATRIMONI ARCHITETTONICI DI LIGNANO

Benvenuto nella sezione dei risultati di ricerca. Qui potrai trovare i contenuti che rispondono ai tuoi criteri di ricerca: articoli, video, mappe e schede dettagliate sulle ville e sull'architettura del Novecento a Lignano. Utilizza i le parole chiave per affinare ulteriormente la tua ricerca e scoprire il ricco patrimonio culturale della cittadina friulana.

117 risultati trovati con una ricerca vuota

  • Casa Chiesa | Ville di Lignano

    Casa Chiesa Sergio Los, Federico Motterlo 1966 – 1967 Arco dell'Alba, 71, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Scultorea architettura in cemento a vista, due duplex simmetrici con aperture concave e influenze evidenti del maestro Carlo Scarpa. Indietro Geometrie concave e materia viva Realizzata tra il 1966 e il 1967 a Lignano Pineta , lungo l’arco dell’Alba, la Casa Chiesa rappresenta uno degli esempi più affascinanti di architettura residenziale sperimentale del secondo dopoguerra. Firmata da Sergio Los , architetto e docente di lunga data all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, questa villa bifamiliare porta con sé la traccia profonda della lezione di Carlo Scarpa , di cui Los fu stretto collaboratore tra il 1964 e il 1971. In un contesto naturalistico e urbano già fortemente connotato dalla spirale urbanistica di Marcello D’Olivo e dalle architetture moderniste di Bernardis, Barbin, Avon e altri, Casa Chiesa si distingue per la sua forza plastica e simbolica , espressa attraverso un uso espressivo del cemento armato a vista e una geometria rigorosa ma poetica. Un volume scultoreo per due duplex speculari Casa Chiesa accoglie due unità abitative simmetriche , entrambe organizzate su due livelli (duplex). La simmetria di base è però solo apparente: ciascun appartamento è infatti articolato con grande sensibilità spaziale, e le aperture non si limitano a seguire una logica funzionale, ma diventano elementi architettonici a sé stanti , capaci di scavare il volume e definire ambiti intimi ed evocativi. La soluzione più riconoscibile è costituita da due ampie aperture a semicerchio concavo , scavate nei lati lunghi opposti dell’edificio. Queste cavità definiscono logge protette e sedute curvilinee esterne , creando un senso di protezione e intimità. Non semplici balconi, ma luoghi dell’abitare : spazi intermedi tra interno ed esterno, dove la domesticità incontra la natura circostante. Materia e spazio: il cemento come linguaggio poetico Il materiale protagonista della Casa Chiesa è il cemento armato lasciato a vista , in linea con le tendenze brutaliste dell’epoca ma interpretato qui con una delicatezza quasi artigianale. Non c’è brutalità in questa architettura, ma piuttosto una volontà di scolpire la materia , di farne emergere le potenzialità espressive. Le superfici ruvide , i tagli netti, i volumi pieni e quelli scavati dialogano tra loro in una composizione dinamica e bilanciata. Ogni parte dell’edificio – dagli sporti delle solette alle curve delle logge, dalle rientranze dei salotti ai terrazzini coperti – è trattata con attenzione al dettaglio e al rapporto con la luce , in un continuo gioco chiaroscurale. Questa attenzione è chiaramente debitrice dell’approccio di Carlo Scarpa, che Los assimila e rielabora in chiave personale. In Casa Chiesa, la lezione scarpiana si manifesta nella cura delle soglie, nella sezione articolata, nell’idea che ogni elemento architettonico debba avere anche un significato simbolico e poetico . Spazi circolari e percorsi interni fluidi All’interno, i due appartamenti duplex sono pensati per esaltare la verticalità dell’abitare , con zone giorno al piano inferiore e zone notte al piano superiore. Gli ambienti non sono rigidamente separati, ma messi in comunicazione da percorsi fluidi e da elementi di discontinuità spaziale. Ad esempio, il soggiorno ospita aree circolari leggermente ribassate , che introducono una variazione nel ritmo abitativo e creano nicchie conviviali di grande suggestione. Anche la passerella sopra l’ingresso , che collega le due unità al piano superiore, è molto più di un elemento funzionale: diventa un vero e proprio gesto architettonico , un ponte simbolico che articola il cuore dell’edificio e ne enfatizza la simmetria. Terrazzini e relazioni con l’esterno I prospetti sud e nord sono scanditi da terrazzini coperti da solette aggettanti , che segnano l’uscita della zona notte. Anche in questo caso, la funzione non si esaurisce nella fruizione pratica dello spazio: ogni elemento costruito è pensato per dialogare con l’intorno , per creare una relazione visiva e tattile con il paesaggio , con il cielo, con la pineta che circonda Lignano. Queste terrazze, insieme alle logge semicircolari, compongono un sistema spaziale aperto, poroso, che permette una percezione multisensoriale dell’architettura , coerente con l’idea di casa come rifugio ma anche come soglia verso il mondo. Un’opera "minore" dal valore altissimo Casa Chiesa, pur essendo un’opera residenziale relativamente piccola, racchiude in sé un altissimo livello progettuale . Non è solo una casa bifamiliare, ma una vera e propria architettura-manifesto , che condensa in sé le tensioni culturali dell’epoca, le ricerche sullo spazio domestico, l’amore per la materia e per il dettaglio. Nel panorama di Lignano Pineta, dominato da torri e villette moderniste spesso costruite in serie, questa architettura emerge per la sua unicità e per la forza espressiva , diventando un riferimento per chiunque cerchi un approccio più intimo, colto e riflessivo all’abitare. L’eredità di Scarpa e la voce di Los Casa Chiesa è, in un certo senso, una casa-laboratorio , un luogo in cui Sergio Los sperimenta una sua idea personale di architettura, pur restando profondamente legato all’insegnamento di Scarpa. È un'opera che parla con il silenzio della materia , con le ombre scavate nel cemento, con i gesti curvi e calibrati che definiscono lo spazio. Oggi più che mai, questa casa rappresenta una lezione preziosa sulla misura, sull’equilibrio tra forma e funzione, tra spazio privato e paesaggio pubblico . Un piccolo capolavoro della Lignano degli anni Sessanta, da riscoprire nella sua intensità silenziosa. Precedente Successiva

  • 90 Architetture di Lignano | Ville di Lignano

    90 Architetture di Lignano 2016 Giulio Avon e Ferruccio Luppi Comune di Lignano Sabbiadoro Una pubblicazione che esplora l’evoluzione architettonica della città, presentando 90 opere significative realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, simbolo della "nuova città per le vacanze". Indietro Scopri di più... La città moderna per le vacanze Lignano Sabbiadoro, rinomata località turistica della riviera adriatica, è da sempre un punto di riferimento per le vacanze italiane. Ma oltre al mare, alla sabbia dorata e alla vita notturna, la città si è distinta anche per la sua particolare evoluzione architettonica, che ha saputo coniugare le esigenze turistiche con un'impronta estetica e funzionale all’avanguardia. Il volume 90 Architetture del Novecento a Lignano , curato da Giulio Avon e Ferruccio Luppi, è una raccolta che documenta questo fenomeno, mettendo in luce le trasformazioni architettoniche che hanno caratterizzato la città tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Questa pubblicazione, realizzata con il contributo di numerosi fotografi e archivi, tra cui quelli di Pier Giorgio Dazzan, Italo Zannier e Giorgio Casali, offre una panoramica delle principali opere architettoniche che hanno definito Lignano come la "nuova città per le vacanze", un modello di modernità in grado di rispondere alle sfide della crescente domanda turistica dell'epoca. Lignano tra il Moderno e il Turismo Il secondo dopoguerra ha visto un'Italia attraversata da una rapida espansione economica, e Lignano non ha fatto eccezione. Il boom turistico, che ha avuto il suo culmine negli anni Cinquanta e Sessanta, ha spinto la città a dotarsi di infrastrutture moderne e funzionali, ma anche esteticamente innovative. Lignano ha infatti rappresentato un terreno fertile per sperimentare nuove soluzioni architettoniche, con un approccio che rispecchiava le tendenze internazionali del momento, ma al contempo rispondeva alle specifiche esigenze di un territorio a vocazione turistica. In questo contesto, l’architettura ha dovuto affrontare la sfida di progettare edifici che non solo fossero funzionali ma che, nel contempo, si integrassero armoniosamente con il paesaggio naturale e rispecchiassero la crescente richiesta di comfort. L’idea che Lignano fosse destinata a diventare una città moderna per le vacanze si traduceva in un approccio progettuale in cui gli spazi aperti, la luce naturale e la funzionalità degli edifici erano elementi centrali. Gli edifici che si sono realizzati in quel periodo sono esempi di una modernità che si coniuga con la tradizione turistica, come le ville e gli alberghi che, pur nelle loro linee essenziali e moderne, si inserivano perfettamente nel contesto balneare, rispondendo al bisogno di una vacanza che fosse anche un'esperienza estetica. L'approccio fotografico e il valore documentario Una delle caratteristiche più affascinanti di 90 Architetture del Novecento a Lignano è la sua ricca documentazione fotografica, che rende il libro una testimonianza visiva dell'evoluzione architettonica della città. Grazie agli scatti di fotografi come Italo Zannier e Giorgio Casali, il volume non solo descrive le architetture, ma le fa vivere al lettore, con immagini che ne restituiscono l'atmosfera, la luce e l’impatto visivo nel contesto urbano e naturale di Lignano. La raccolta di fotografie è un viaggio nel tempo che permette di cogliere le peculiarità estetiche e le soluzioni progettuali messe in atto in quegli anni, contribuendo a una migliore comprensione del periodo storico e delle scelte architettoniche. Il volume raccoglie 90 progetti selezionati per la loro importanza e per la loro capacità di rappresentare le caratteristiche distintive del periodo. Ogni edificio, dall’albergo alla villa privata, dall’edificio pubblico alla struttura turistica, è accompagnato da una didascalia che ne racconta la storia, il progettista e le specifiche tecniche. L'accuratezza nella documentazione visiva e nella selezione delle opere è una delle forze di questo libro, che diventa così uno strumento utile non solo per gli appassionati di architettura, ma anche per chi desidera comprendere come la città si è trasformata in un simbolo del modernismo applicato al turismo. Le figure chiave dell'architettura lignanese Dietro queste opere si nascondono alcune delle figure più significative dell'architettura italiana del Novecento. Tra i protagonisti, spiccano i nomi di architetti come Marcello D'Olivo, Gianni Avon, e Aldo Bernardis, che hanno contribuito alla creazione di un paesaggio urbano unico nel suo genere. La ricerca di un equilibrio tra modernità e funzionalità è stata la chiave del loro approccio progettuale, con una grande attenzione anche alla qualità dei materiali e al rapporto con la natura circostante. Marcello D'Olivo, in particolare, è stato uno dei principali esponenti di una visione moderna e innovativa dell’architettura balneare, proponendo edifici che si inserivano perfettamente nel contesto paesaggistico di Lignano, senza snaturarlo, ma arricchendolo con nuove forme e soluzioni innovative. Il suo approccio architettonico si distingue per l’uso di forme semplici ma fortemente espressive, che traducevano un’idea di modernità legata alla funzionalità e all’innovazione tecnologica. Il ruolo di Giulio Avon e Ferruccio Luppi Giulio Avon e Ferruccio Luppi, curatori del volume, sono figure fondamentali per la comprensione della storia architettonica di Lignano. Entrambi hanno dedicato gran parte della loro carriera alla ricerca e alla valorizzazione del patrimonio architettonico del Novecento, con una particolare attenzione alla documentazione storica e alla promozione della conoscenza delle opere significative del periodo. Il loro lavoro ha contribuito a far emergere Lignano come uno degli esempi più rilevanti di città turistica moderna, dove l'architettura non è solo funzionale, ma anche espressione di un’epoca e di un modo di vivere il tempo libero. Un libro per conoscere Lignano 90 Architetture del Novecento a Lignano è un'opera fondamentale per chiunque desideri conoscere in profondità il processo di trasformazione architettonica della città, che ha visto la nascita di un nuovo modello di località balneare, dove l'architettura e il turismo si intrecciano per dare vita a un paesaggio urbano distintivo. Non si tratta solo di un viaggio nel passato, ma anche di una riflessione sul ruolo che l’architettura può giocare nella costruzione di un'identità urbana che sia, allo stesso tempo, innovativa e rispettosa della tradizione. Con il suo ricco apparato fotografico e la cura nella selezione delle opere, questo volume si conferma come uno strumento imprescindibile per comprendere l’evoluzione architettonica di Lignano, e per apprezzare il ruolo che l’architettura ha avuto nel plasmare l’immagine di questa città unica nel panorama turistico italiano. Precedente Successiva

  • Esposito Federica | Ville di Lignano

    Esposito Federica Ex. Impiegata di Banca (appassionata di Teatro) Consigliere Con entusiasmo sostiene la tutela delle ville storiche di Lignano. Ha lavorato come aiuto regista e regista seguendo la passione del padre Federico Esposito, storico regista friulano legato alle stagioni liriche di Lignano e al teatro di Udine. Indietro Scopri di più ... Federica Esposito Da sempre legata a Lignano Sabbiadoro, contribuisce con passione alla promozione e alla tutela delle ville storiche e del patrimonio culturale della città balneare . La sua esperienza e il suo entusiasmo nascono da una profonda familiarità con la vita sociale, musicale e teatrale di Lignano, radicata fin dall’infanzia. Figlia del celebre regista friulano Federico Esposito, protagonista indiscusso della vita culturale udinese e della stagione lirica di Lignano negli anni ’70, Federica ha respirato fin da piccola l’atmosfera vivace e artistica di quei momenti. Federico Esposito, nato a Napoli nel 1921, ha lasciato un segno indelebile nel Friuli con il suo impegno nel teatro e nell’opera lirica: fondatore della compagnia di prosa del Bancario e del Teatro Udinese di Prosa (TUP), direttore dell’Accademia Nico Pepe e regista di numerose opere liriche e allestimenti teatrali importanti in tutta Italia. Federica ha lavorato al fianco del padre come aiuto regista, seguendo con entusiasmo le produzioni di opere liriche, concerti di musica classica e allestimenti teatrali per l’Azienda autonoma di soggiorno di Lignano Sabbiadoro. La sua passione per il teatro e la regia si è sviluppata negli anni, tanto da ricoprire poi il ruolo di regista in maniera autonoma. Nonostante in seguito abbia scelto di dedicarsi ad altri settori, il legame con il mondo artistico e culturale è rimasto forte, così come il suo interesse per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale di Lignano. Il percorso artistico del padre Federico, ricordato anche attraverso una stele omaggio dello scultore Giorgio Celiberti nel foyer del Teatro Giovanni da Udine, ha lasciato a Federica un’eredità importante di dedizione al teatro e alla cultura. Federico Esposito è stato infatti un protagonista del teatro friulano, portando con successo opere liriche come “Elisir d’amore” e “La Traviata”, collaborando con grandi artisti e organizzando stagioni liriche di rilievo. La sua attività ha permesso a Lignano e a Udine di affermarsi come poli culturali di primo piano nel territorio. Federica, forte di questa esperienza, oggi si dedica con passione e competenza alla promozione delle ville storiche di Lignano, impegnandosi a mantenere vivo il ricordo e la memoria di un’epoca culturale e artistica che ha segnato profondamente la città. Il suo contributo è prezioso nel far dialogare storia, arte e architettura per valorizzare il territorio e coinvolgere nuove generazioni. Attraverso la sua sensibilità e la conoscenza diretta della scena artistica locale, Federica rappresenta un ponte tra passato e presente, offrendo uno sguardo appassionato e consapevole su Lignano e il suo patrimonio culturale. Precedente Successiva

  • Avon Giulio | Ville di Lignano

    Avon Giulio Architetto Socio Fondatore Esperto Architetto e docente, Giulio Avon ha curato importanti restauri e mostre, tra cui Villa Manin e il Duomo di Cividale. Figlio di Gianni e nipote di Gino Avon, promuove con passione l’architettura e l’arte del Novecento a Lignano e non solo. Indietro Scopri di più ... Giulio Avon Architetto, curatore, docente, testimone di una storia familiare radicata nell’arte e nell’architettura friulana. Nato a Udine nel 1956, Giulio Avon appartiene a una famiglia che ha profondamente segnato il volto architettonico e artistico del Friuli Venezia Giulia. Figlio dell’architetto Gianni Avon e nipote del mosaicista Gino Avon, Giulio ha vissuto fin da giovane in un ambiente permeato da arte, progetto e cultura materiale. Dopo la laurea in Architettura conseguita all’Università IUAV di Venezia nel 1983, con una tesi dedicata all’architetto veneziano Ludovico Cadorin, inizia una carriera ricca di interventi progettuali, restauri e attività curatoriali. I suoi primi incarichi significativi lo vedono impegnato nell’allestimento di grandi mostre d’arte: tra queste, la mostra su Sebastiano Ricci a Villa Manin (1989), la rassegna sui Longobardi a Cividale del Friuli (1990), e Palmanova fortezza d’Europa (1993). Seguono altri allestimenti tra cui Floriano e Ponte di arte e fede tra i popoli in Europa a Illegio. Nel campo del restauro ha seguito numerosi cantieri di rilievo, in particolare a Cividale del Friuli: il Palazzo ex Monte di Pietà, il Cimitero Maggiore e il Duomo. Assieme alla sorella Elena ha curato anche il restauro dell’Esedra di levante a Villa Manin, con un approccio rispettoso dei valori storici e architettonici dei luoghi. Nel tempo, l’attività dello Studio Associato Avon si è estesa anche a progetti di edilizia sanitaria e termale. Giulio Avon ha contribuito alla realizzazione dei padiglioni della Casa di Cura di Abano Terme, delle nuove sale operatorie, dell’ampliamento delle Terme Marine di Grado e del padiglione Infettivi del Policlinico Universitario di Udine. Dal 2003 al 2008 ha insegnato Composizione Architettonica all’Università degli Studi di Udine, contribuendo alla formazione di giovani architetti, con particolare attenzione all’integrazione tra progetto contemporaneo e contesto storico. Un altro intervento emblematico è il restauro e la ricostruzione del Castello di Artegna, distrutto dal sisma del 1976 e riaperto al pubblico nel 2014, oggi importante centro di riferimento culturale per il territorio. Oltre alla pratica professionale, Giulio Avon ha sempre promosso la valorizzazione dell’architettura del Novecento a Lignano Sabbiadoro, Pineta e Riviera. Ha ideato e curato mostre, pubblicazioni monografiche e percorsi di ricerca che raccontano l’identità architettonica di queste località, nate tra le visioni urbanistiche di Marcello D’Olivo e le realizzazioni di numerosi protagonisti della scena architettonica italiana. La sua visione unisce rigore scientifico e profondo amore per i luoghi. La sua attività come Socio Fondatore dell’Associazione “Raggi e ArchiTetture – Ville di Lignano” rappresenta la naturale prosecuzione di un impegno trentennale nella tutela e promozione del patrimonio architettonico e culturale della regione. Precedente Successiva

  • Casa Romanelli | Ville di Lignano

    Casa Romanelli Gino Biasi, Enor Milocco 1955 – 1956 Arco della Paranza, 13, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Villa a tre piani, articolata in due volumi uniti da un muro inclinato a 45°. Un solarium con telaio in cemento completa questa raffinata architettura. Indietro Articolazione volumetrica e soluzioni moderne nella Pineta degli anni '50 Una composizione spaziale innovativa nel cuore della spirale Costruita tra il 1955 e il 1956, Villa Romanelli è un esempio di residenza vacanziera dal linguaggio architettonico ricercato, che coniuga funzionalità moderna e attenzione compositiva . Inserita in uno dei rami della spirale di Lignano Pineta, la villa fu progettata da Antonio Biasi ed Enor Milocco , due tra i più assidui collaboratori di Marcello D’Olivo , figura di riferimento per l’urbanistica e l’architettura lignanese del Novecento. La casa si presenta come un dialogo tra volumi, piani e scorci visivi , con una distribuzione che si sviluppa verticalmente su tre livelli e obliquamente attraverso un interessante angolo strutturale. Due volumi e un muro inclinato: l’identità spaziale dell’edificio La villa è composta da due corpi di fabbrica uniti a 45° da un muro portante in mattoni a vista , elemento architettonico centrale che non solo organizza la distribuzione interna, ma dona carattere e dinamismo all’intera composizione . L’intersezione tra i volumi genera prospettive inaspettate , giochi di luce e una maggiore articolazione degli spazi interni ed esterni . Questo espediente compositivo, semplice ma efficace, anticipa alcune tendenze della progettazione residenziale contemporanea e rende l’abitazione ancora oggi estremamente attuale. Distribuzione funzionale su tre livelli L’abitazione è organizzata in maniera chiara e razionale: Al piano terra troviamo la zona notte , dotata di camere da letto e servizi. Il primo piano ospita invece la zona giorno , affacciata su un’ampia terrazza che diventa naturale estensione dello spazio interno. Una scala esterna in cemento armato , costruita a sbilzo sul muro laterale , conduce alla copertura praticabile , concepita come solarium . Questo percorso ascensionale progressivo — dal più intimo al più aperto — risponde pienamente alle esigenze del turismo balneare dell’epoca, ma anche alla volontà dei progettisti di creare una sequenza spaziale fluida e coerente . Il solarium: un tetto abitabile come spazio di relazione Elemento distintivo del progetto è proprio la copertura : un telaio in cemento armato , geometrico e rigoroso, genera una zona d’ombra e al tempo stesso funge da cornice architettonica al paesaggio circostante. Questo spazio, oggi diremmo "ibrido", era concepito come luogo di relazione, contemplazione e benessere climatico . In pieno spirito modernista, il tetto non è solo chiusura dell’edificio, ma quinta scenografica , belvedere , luogo attivo per l’abitare. Materiali e struttura: tra robustezza e trasparenza L’edificio adotta una struttura mista in: muratura in mattoni a vista , cemento armato a vista per gli elementi portanti e le scale, tamponamenti intonacati , serramenti ampi e scorrevoli per favorire luce e ventilazione. I contrasti materici tra mattone e cemento, e la plasticità delle superfici esterne, accentuano il carattere modernista dell’edificio, ma senza mai tradire il contesto naturale della pineta. La casa, infatti, si incastra tra gli alberi e li rispetta, mantenendo una scala contenuta e una forma spezzata che ne riduce l’impatto visivo. Un progetto che riflette l’eredità di D’Olivo Sebbene il nome di Marcello D’Olivo non compaia direttamente nella progettazione della villa, la sua influenza è evidente nella logica compositiva , nel rapporto con il terreno e nella predilezione per soluzioni distributive fluide .Biasi e Milocco — già attivi accanto a D’Olivo in altri progetti — qui dimostrano una maturità espressiva propria , che svilupperanno ulteriormente nei lavori successivi, spesso in collaborazione con l’impresa Ursella. Un laboratorio di idee architettoniche Villa Romanelli è un esempio di architettura domestica modernista , che riesce ad essere funzionale, espressiva e integrata al contesto , in equilibrio tra sperimentazione e rigore.I suoi elementi caratterizzanti — l’articolazione dei volumi, la scala esterna, il tetto-solarium — sono oggi testimonianze vive di una stagione progettuale straordinaria , in cui anche le seconde case di vacanza diventavano laboratori di ricerca architettonica . Riscoprirla e valorizzarla significa onorare la storia costruttiva di Lignano Pineta , promuovendo una visione dell’abitare fondata su qualità dello spazio, integrazione con il paesaggio e innovazione nel linguaggio architettonico. Precedente Successiva

  • Villa Mainardis | Ville di Lignano

    Villa Mainardis Marcello D’Olivo 1954 – 1955 Raggio di Levante, 37, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Villa a pianta circolare su due piani firmata da D’Olivo. Un’architettura organica ispirata a Frank Lloyd Wright, integrata nella pineta di Lignano. Indietro Un’architettura organica tra natura e sperimentazione Una villa circolare, tra modernismo e ispirazione americana Villa Mainardis rappresenta uno dei progetti più iconici dell’architettura residenziale di Lignano Pineta , non solo per la sua forma circolare , ma per la forza con cui l’edificio si distacca dalla tradizione edilizia del dopoguerra e si inserisce in una visione architettonica sperimentale , in linea con il piano urbanistico innovativo concepito dallo stesso Marcello D’Olivo nel 1953. Costruita tra il 1954 e il 1955, la villa è situata lungo il Raggio di Levante , perfettamente inserita nel disegno spiraliforme del quartiere. Il committente, uno degli azionisti della Società Lignano Pineta , affidò a D’Olivo la realizzazione di una residenza che fosse al tempo stesso funzionale, moderna e immersa nel paesaggio. Pianta circolare: una scelta non convenzionale La villa si sviluppa su pianta perfettamente circolare , elemento già di per sé radicale in un panorama edilizio italiano ancora largamente ancorato a volumi rettangolari e simmetrici. L’organizzazione si articola su due livelli: Il piano inferiore , in parte interrato, è destinato a garage e locali di servizio . Il piano superiore ospita invece l’intero spazio abitativo, articolato in una distribuzione fluida e funzionale. Al centro della composizione si impone il nucleo scala , anch’esso circolare, che non è solo elemento distributivo ma fulcro simbolico e spaziale del progetto. Da qui si accede all’appartamento e si percepisce l’unità spaziale dell’intero edificio. Distribuzione e qualità dello spazio La distribuzione degli ambienti interni segue la curvatura della pianta, favorendo un’articolazione radiale dei vani. L’uso del cerchio consente una continuità visiva e funzionale tra i diversi ambienti, con ampie vetrate a tutta altezza che si aprono verso la pineta circostante. Particolarmente interessante è la terrazza sagomata , che segue la curvatura della copertura, prolungando visivamente lo spazio interno verso l’esterno e rafforzando la connessione tra architettura e natura. Una casa atterrata tra le dune: l’immaginario futurista La villa è stata più volte definita come un “oggetto volante atterrato nella natura” , metafora visiva efficace per descrivere l’aspetto aerodinamico e sospeso dell’edificio. La copertura a spiovere si avvolge sull’intera struttura come una carena, proteggendola e nello stesso tempo rendendola riconoscibile. L’immagine evoca una dimensione quasi spaziale , in cui l’edificio perde le sue connotazioni tradizionali per trasformarsi in una macchina abitativa futurista , perfettamente inserita nel paesaggio. Influenze internazionali: il richiamo a Frank Lloyd Wright Il confronto più diretto, spesso evocato dagli studiosi, è con la David and Gladys Wright House (1950–1952) progettata da Frank Lloyd Wright a Phoenix, Arizona. La casa americana, anch’essa su pianta circolare e sollevata da terra, con scala centrale e terrazze sinuose, condivide con Villa Mainardis la volontà di superare la griglia rettangolare , esplorando nuove forme spaziali che si adattino al contesto e stimolino un diverso modo di abitare. D’Olivo riprende questa ispirazione reinterpretandola con linguaggio personale, mediterraneo, costruito su materiali locali e un rapporto profondo con il paesaggio della pineta friulana . Materiali e finiture: modernismo discreto Villa Mainardis presenta murature intonacate , tagli netti nelle aperture, parapetti leggeri e una copertura in materiali tradizionali reinterpretati con stile. Il tutto concorre a creare un’architettura organica, compatta ma elegante , che comunica sobrietà e innovazione insieme. L’assenza di ornamenti e la prevalenza della forma pura rendono l’edificio una dichiarazione progettuale : l’essenzialità diventa linguaggio, il volume si fa protagonista. Innovazione tipologica e importanza storica Villa Mainardis non è solo un esempio isolato: è una sintesi perfetta del progetto urbano e architettonico di D’Olivo , che concepiva ogni lotto edilizio come parte di un sistema coerente, armonico, dinamico. La pianta circolare è, in questo senso, anche una risposta urbanistica : consente di ruotare l’edificio sul lotto per ottimizzare esposizione e privacy, in una visione molto attuale di architettura adattiva . Dal punto di vista storiografico, rappresenta una delle prime vere sperimentazioni organiche della costa adriatica, aprendo la strada a linguaggi alternativi e più liberi nella progettazione di residenze estive. Una villa-manifesto Oggi Villa Mainardis è riconosciuta come una delle residenze più rappresentative della Lignano del dopoguerra , e uno dei capolavori di Marcello D’Olivo. La sua forma, il suo linguaggio e la sua capacità di evocare suggestioni internazionali la rendono un unicum nel panorama architettonico friulano . Preservarla, raccontarla e renderla accessibile significa valorizzare un patrimonio che unisce cultura del progetto, innovazione e identità territoriale . Precedente Successiva

  • Chi siamo | Ville di Lignano

    La pagina Chi siamo di Ville di Lignano presenta il team e i collaboratori dell'Associazione "Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano". Scopri i professionisti e le competenze che supportano la valorizzazione dell'architettura modernista e la promozione del design, arte e paesaggio di Lignano Sabbiadoro. Un punto di riferimento per il mondo accademico e professionale nel settore dell'architettura e del design. Associazione "Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano" CHI SIAMO CONOSCICI MEGLIO "Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano" è un'associazione culturale no-profit, i cui soci sono proprietari di ville, case ed edifici a Lignano Sabbiadoro (Udine) nelle località Pineta, Riviera e Sabbiadoro. Quest'ultime sono state progettate nel Novecento da architetti noti, tra cui: Marcello D'Olivo, Gianni Avon, Aldo Bernardis, Paolo Pascolo, Claudio Nardi, Iginio Cappai e Pietro Mainardis. In quegli anni si è costituito un territorio ricco di opere architettoniche perfettamente inquadrate nell’ambiente. È nata qui l’architettura di Lignano Pineta! Un’architettura fatta con i materiali locali, con il legno e la pietra del retroterra, con i mattoni ed il cemento del posto. Un’architettura con prevalenza della linea orizzontale, adattata alle dune ed ai lievi dislivelli del terreno. Enti ed Aziende Partner LA NOSTRA STORIA Negli anni ’50 la zona del comune di Lignano Sabbiadoro era libera, l’urbanistica da poco tracciata, le architetture integravano con queste realtà. Eventi come: La mostra di Gianni Avon Architetture a Lignano 1954-1972 90 architetture del Novecento a Lignano I mercoledì dell’Architetto, omaggio di Lignano ad Aldo Bernardis, incontri prima alla Terrazza a Mare e poi presso la Biblioteca Comunale sono stati le premesse per la pubblicazione del libro “Dentro Lignano - Inside Lignano” del 2019. Il libro, curato dall’architetto Giulio Avon e dal dott. Ferruccio Luppi con editore Gaspari di Udine, ha coinvolto anche i proprietari delle ville ad aprire e fotografare queste pregiate architetture. Le immagini sono state impaginate inseguito alle fotografie d’epoca meno note. Con queste iniziative alcuni proprietari, consapevoli di detenere parte di un patrimonio storico, si sono resi disponibili verso l’esterno, hanno fondato l'Associazione Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano. "Associazione Raggi e Architetture - Ville di Lignano" Riconosciuta dall'Albo delle Associazioni della città di Lignano Sabbiadoro. Con determinazione N. Reg. Gen. 456 del giorno 05/06/2023 è stato aggiornato l’Albo delle Associazioni della Città di Lignano Sabbiadoro, alla "Associazione Raggi e Architetture - Ville di Lignano" è stata attribuita la numerazione: N. 117. Perché “Raggi e ArchiTetture” Il nome della nostra Associazione trae ispirazione dalla celebre “chiocciola” urbanistica ideata dall’architetto Marcello D’Olivo per Lignano Pineta: una spirale perfetta che si sviluppa dal cuore del quartiere verso l’esterno, articolandosi in raggi e archi viari. Questa visione urbana, tanto innovativa quanto armonica, ha segnato profondamente l’identità architettonica di Lignano. Proprio questi raggi e archi, assieme alle architetture moderne che li hanno animati — ville, condomini, spazi pubblici — rappresentano l’anima del nostro lavoro di valorizzazione culturale. Da qui il gioco di parole nel nostro nome: Raggi e ArchiTetture rende omaggio non solo alla forma della città, ma anche al pensiero progettuale che l’ha generata, unendo territorio, architettura e visione. IL TEAM Avon Giulio Socio Fondatore Esperto Scopri di più... Barillari Diana Comitato Scientifico Scopri di più... Esposito Federica Consigliere Scopri di più... Mazza Sabrina Presidente Consiglio Direttivo Scopri di più... Riavis Veronica Comitato Scientifico Scopri di più... Sbaiz Valter Vice Presidente Scopri di più...

  • Annuali di storia dell'Urbanistica e Botanica | Ville di Lignano

    Annuali di storia dell'Urbanistica e Botanica 2015 Ferruccio Canali ASUP Urbanistica tra utopia e realtà: la città a spirale di Lignano Pineta tra le visioni di D’Olivo e Piccinato, al centro del nuovo volume ASUP curato da Ferruccio Canali. Indietro Scopri di più... Lignano Pineta e la “città a spirale” tra utopia, turismo e urbanistica moderna Nel nuovo volume degli Annali di Storia dell’Urbanistica e del Paesaggio (ASUP), curato da Ferruccio Canali , intitolato Urbanistica per la Villeggiatura e per il Turismo nel Novecento , emerge con forza l’importanza del rapporto tra progetto urbano, architettura e turismo nella costruzione della città moderna. All’interno di questo quadro, trova spazio l’intervento della Professoressa Diana Barillari , che approfondisce un caso emblematico: la “città a spirale” di Lignano Pineta , concepita da Marcello D’Olivo nel 1953 e successivamente confrontata con l’intervento dell’urbanista Luigi Piccinato . La riflessione proposta da Barillari si inserisce in un ampio progetto di analisi che intende valutare in che misura l’urbanistica italiana del Novecento abbia dialogato con le esigenze del turismo e della villeggiatura. Se infatti esiste una consolidata letteratura su città balneari, colonie e paesaggi vacanzieri, mancava ancora una ricognizione capace di cogliere il ruolo attivo della disciplina urbanistica nella definizione di nuovi modelli insediativi e nella produzione di spazi dedicati al tempo libero. Lignano Pineta: nascita di un’utopia organica Il progetto di Lignano Pineta , nato nel 1953 per iniziativa della Società Lignano Pineta e affidato a Marcello D’Olivo, rappresenta uno dei più audaci tentativi di coniugare architettura, urbanistica e natura . L’idea alla base è tanto semplice quanto rivoluzionaria: disegnare un centro turistico che non intaccasse l’equilibrio della pineta costiera, ma che al contrario ne seguisse i flussi, i rilievi e le logiche naturali. Nasce così la celebre pianta a spirale , una forma urbana che si sviluppa a partire da un centro, il nodo commerciale e collettivo, per poi irradiare i suoi raggi – le vie residenziali – in maniera fluida e organica verso il mare. La spirale d’Olivo è molto più che un simbolo grafico: è un manifesto urbano , una proposta integrata in cui strade, abitazioni, servizi e aree verdi convivono secondo una logica centripeta e non invasiva. L’urbanistica per il turismo: modelli e sperimentazioni Nel contesto trattato dal volume ASUP, l’esperienza di Lignano Pineta si configura come uno dei primi tentativi consapevoli in Italia di utilizzare la progettazione urbanistica per rispondere non solo a esigenze residenziali, ma anche e soprattutto a finalità turistiche. L’intervento di Diana Barillari sottolinea come D’Olivo, nella sua proposta, non si limiti a pianificare un lotto o un quartiere, ma piuttosto disegni un nuovo modo di vivere la villeggiatura . Il centro commerciale, la promenade, i raggi alberati, le case a bassa densità immerse nel verde e la separazione funzionale degli spazi diventano strumenti per costruire una città dell’esperienza turistica , in cui la natura non è un limite ma una risorsa da integrare e valorizzare. In questo senso, Lignano Pineta si distacca da molte altre località balneari coeve, spesso frutto di lottizzazioni speculative, e si avvicina piuttosto alle esperienze internazionali più avanzate, come le Garden Cities o i piani urbanistici del Movimento Moderno. Il confronto con Luigi Piccinato: dalla teoria alla revisione Negli anni successivi, il progetto di Lignano Pineta viene parzialmente rivisto e aggiornato. A questo processo partecipa Luigi Piccinato , uno degli urbanisti più autorevoli dell’Italia del secondo dopoguerra. Barillari evidenzia come il contributo di Piccinato si inserisca in una fase di consolidamento della località, quando il disegno iniziale di D’Olivo si confronta con le necessità pratiche della costruzione, della gestione dei flussi turistici, della regolamentazione edilizia. Il confronto tra i due approcci – il gesto visionario e quasi organico di D’Olivo e la razionalità metodica di Piccinato – rappresenta un momento di dialogo tra utopia e realtà , in cui l’urbanistica cerca un equilibrio tra ispirazione artistica e concretezza funzionale. Se D’Olivo sogna una città-foresta, Piccinato ne gestisce la crescita, ne regola gli accessi, ne ottimizza le infrastrutture. Entrambi contribuiscono a definire un modello urbano turistico innovativo , che ancora oggi costituisce un unicum nel panorama italiano. Una lezione per il presente Il volume ASUP curato da Ferruccio Canali e l’intervento della prof.ssa Barillari ci invitano a riflettere su quanto l’urbanistica possa – e debba – occuparsi del tempo libero e del turismo . Lignano Pineta, con la sua città a spirale, dimostra che è possibile pensare spazi turistici sostenibili, integrati, non standardizzati. Spazi capaci di generare identità e qualità della vita , prima ancora che profitto. Nel momento storico in cui le coste italiane sono minacciate dalla cementificazione, dal turismo mordi-e-fuggi, e dall’erosione ambientale, guardare al modello di D’Olivo e al dibattito urbanistico sul turismo nel Novecento non è solo un esercizio storiografico, ma un atto di responsabilità. Significa recuperare una cultura del progetto urbano consapevole , che consideri la villeggiatura non come un intermezzo, ma come un laboratorio privilegiato per sperimentare nuove forme di convivenza tra uomo e natura. Precedente Successiva

  • Arena Alpe Adria | Ville di Lignano

    Arena Alpe Adria Studio Nizzoli 1978 – 1988 Viale Europa, 26, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Una delle opere architettoniche più emblematiche e innovative della città, rappresentando una fusione di storia, modernità e simbolismo. Indietro Combinazione di elementi L' Arena Alpe Adria , situata a Lignano Sabbiadoro in viale Europa, 26 , è una delle opere architettoniche più emblematiche e innovative della città, rappresentando una fusione di storia, modernità e simbolismo. Realizzata tra il 1978 e il 1988 , l'arena si propone come una rivisitazione postmoderna di un teatro romano , reinterpretando in modo creativo e sofisticato uno dei più celebri archetipi dell'architettura antica. Il progetto, concepito dallo Studio Nizzoli , che all'epoca era composto da Giuseppe Mario Oliveri , Antonio Susini , e Paolo Viola , ha visto una combinazione di elementi storici e simbolici, mescolando tradizione e innovazione con un linguaggio visivo unico. La sua costruzione si inserisce in un periodo in cui l'architettura postmoderna stava emergendo come risposta alle rigide forme moderniste, con una maggiore attenzione al contesto culturale e all'ironia visiva. L'ingresso "Anamorfico" e la Rivisitazione del Passato Una delle caratteristiche più affascinanti di questa struttura è l'ingresso, descritto dai progettisti come "anamorfico" . Si tratta di una soluzione che crea una dimensione riflessa , utilizzando uno specchio che restituisce un'immagine tridimensionale di se stessa. Questo approccio non solo fa riferimento a tecniche artistiche e architettoniche storiche, ma incorpora anche una riflessione sulla percezione visiva, che diventa una metafora del passaggio tra la realtà e la percezione alterata. L'ingresso non è solo un punto di accesso fisico ma anche un elemento simbolico che stimola il visitatore ad avvicinarsi all'opera in un modo nuovo, suggerendo un legame tra la memoria storica e la reinterpretazione contemporanea. In questo modo, l'Arena Alpe Adria non è semplicemente una replica di un antico modello architettonico, ma una reinterpretazione che dialoga con il presente attraverso l'uso di tecniche e simbolismi moderni. Il Giardino dei Sentieri che si Biforcano: Un Tributo a Borges Il design circostante dell'arena è un altro elemento distintivo, pensato come un paesaggio che gioca con le idee di labirinto e di spazio fragmentato. I progettisti, infatti, si ispirano all'opera letteraria di Jorge Luis Borges e in particolare al concetto di "giardino dei sentieri che si biforcano" . In omaggio a Borges, la progettazione del giardino non è lineare ma si sviluppa in modo complesso, come un percorso che si divide in molteplici direzioni. Questo spazio, concepito come un labirinto simbolico, è realizzato attraverso una combinazione di diversi tipi di mazes: dal labirinto mesopotamico a quello di Cnosso , fino alla versione "paleotecnica" costruita con sassi di fiume . Il labirinto, con la sua associazione al mito, al pensiero filosofico e al senso di esplorazione e di scoperta, diventa un elemento centrale del progetto, non solo come spazio fisico ma come metafora della ricerca e dell'incertezza. La scelta di utilizzare diversi tipi di labirinto e le varietà di materiali fa di questo giardino un'installazione che coinvolge i visitatori in un'esperienza sensoriale e intellettuale, invitandoli a riflettere sul rapporto tra il passato e il presente, tra l'arte e l'architettura. Il Colore, la Luce e la Struttura Postmoderna La struttura architettonica dell'Arena Alpe Adria è caratterizzata da un uso sapiente della luce e del colore, tipici dell'architettura postmoderna, che rifiuta la rigidità e la funzionalità a favore di un'espressione più libera e visivamente stimolante. Gli spazi sono progettati per essere vissuti e percepiti in modo dinamico, con l'uso di superfici che riflettono e modificano la luce, creando effetti scenografici che arricchiscono l'esperienza del visitatore. La scelta di includere un teatro romano come riferimento progettuale è interessante non solo per la sua rilevanza storica, ma anche per il modo in cui il design moderno riesce a riscoprire e rielaborare gli elementi tradizionali. L'arena non è una mera ripetizione del passato, ma piuttosto una continua rielaborazione della sua struttura e significato, contestualizzata in un’epoca in cui il concetto di spazio pubblico e di performance si evolve rapidamente. Una Visione Urbanistica Integrata L'Arena Alpe Adria si inserisce anche in un più ampio disegno urbanistico che comprende il Marina Punta Faro , realizzato dagli stessi progettisti tra il 1977 e il 1984, e altre opere contemporanee a Lignano. La presenza di questi progetti nella stessa area riflette un tentativo di creare un insieme coeso di spazi pubblici e privati, dove l'arte, l'architettura e il paesaggio si incontrano. La strategia di progettazione urbana di quegli anni mirava a valorizzare le potenzialità del territorio, sia in termini estetici che funzionali, integrando le nuove opere con il paesaggio naturale e urbano preesistente. Un Progetto che Definisce l'Identità di Lignano L'Arena Alpe Adria non è solo un monumento architettonico, ma anche un elemento fondamentale nell'identità visiva e culturale di Lignano Sabbiadoro . La sua forte presenza nel paesaggio urbano la rende un punto di riferimento, non solo per la sua funzione come spazio per eventi e spettacoli, ma anche come simbolo dell'approccio innovativo e creativo che ha caratterizzato la città negli anni Settanta e Ottanta. Il progetto di Nizzoli Studio ha avuto un impatto significativo nel panorama architettonico dell'epoca, non solo per la sua originalità ma anche per la sua capacità di dialogare con il passato e con le esigenze della contemporaneità. Oggi, l'Arena Alpe Adria rimane un'icona di Lignano Sabbiadoro , un esempio di come l'architettura possa non solo rispondere a necessità funzionali ma anche trasformarsi in un'opera d'arte, ricca di simbolismo e di significato. In conclusione, l'Arena Alpe Adria rappresenta una delle realizzazioni più significative dell'architettura postmoderna in Italia, un'opera che, con la sua rivisitazione di temi storici e la sua esplorazione di spazi simbolici, continua a suscitare interesse e ammirazione. La sua presenza a Lignano non solo arricchisce il patrimonio architettonico della città, ma la rende anche un punto di riferimento culturale, attirando visitatori da tutto il mondo. Precedente Successiva

  • Mostra a Lignano Pineta | Ville di Lignano

    Mostra a Lignano Pineta 19 luglio 2025 Condominio Pineta Palace Residence, Piazza del Sole, 8, Lignano Sabbiadoro, UD, Italia Giorgio Casali e l’architettura come visione editoriale Indietro CONTENUTI MULTIMEDIALI CONDOMINIO PINETA PALACE Piazza del Sole, 8 - Lignano Pineta DAL 19 LUGLIO AL 21 SETTEMBRE 2025 Dal lunedì alla domenica ore 18.30 - 22.00 INGRESSO LIBERO INFO: Associazione "Raggi e ArchiTetture-Ville di Lignano" Sito: www.villedilignano.it Mostra a Lignano Pineta Giorgio Casali e l’architettura come visione editoriale La seconda sede della mostra si trova nella storica architettura del Condominio Pineta Palace, progettato da Gianni Avon e impreziosito dai pavimenti e mosaici del padre Gino. Proprio uno di questi mosaici, datato 1958, accoglie il visitatore all’ingresso, con la firma originale dell’artista. Qui il percorso espositivo si concentra sugli scatti del grande fotografo Giorgio Casali, figura di riferimento per la rivista Domus e l’estetica editoriale del design italiano del dopoguerra. Completano la mostra un omaggio della Scuola Mosaicisti del Friuli a Gino Avon e una sezione dedicata ai progetti di Gianni Avon analizzati dagli studenti del DPIA – Università di Udine, tra cui una stampa 3D di uno degli edifici studiati. Un viaggio tra passato e futuro che rivela la complessità e la bellezza di un patrimonio che merita attenzione e cura. Precedente Successiva

  • Casa Cudini | Ville di Lignano

    Casa Cudini Enor Milocco 1955 Arco della Paranza, 20, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Casa a un piano con due appartamenti. Quinte in mattoni e copertura leggera definiscono uno spazio abitativo integrato con la pineta. Indietro Leggerezza costruttiva e integrazione nel paesaggio pinetato Un progetto discreto e coerente, immerso nel paesaggio Casa Cudini è una delle più riuscite espressioni della “casa-tipo” a Lignano Pineta. Costruita nel 1955 da Enor Milocco , uno dei principali collaboratori di Marcello D’Olivo , rappresenta un esempio emblematico della ricerca di continuità tra piano urbanistico e architettura abitativa. L’immobile si sviluppa in un lotto appartato dell’ Arco della Paranza , immerso nella pineta, ed è composto da due appartamenti affiancati su un unico piano , secondo un modello abitativo semplice e funzionale, perfetto per il contesto vacanziero e la scala del quartiere. Distribuzione funzionale e pianta razionale La casa adotta una pianta lineare e simmetrica , che accoglie due unità abitative con accessi separati e ambienti speculari. Le camere da letto si affacciano su spazi esterni protetti , mentre i soggiorni si aprono verso la pineta, assicurando privacy e continuità visiva con il giardino . La distribuzione è chiara, ben calibrata, riflette un principio razionale di ottimizzazione dello spazio senza sacrificare il rapporto con l’esterno, tanto caro all’architettura lignanese del dopoguerra. Le quinte murarie: elementi di spazio e filtro L’elemento architettonico più distintivo è dato dalle quinte in mattoni a vista , che si prolungano oltre il perimetro della copertura . Questi setti murari non solo fungono da filtri visivi , ma definiscono piccoli cortili privati all’aperto, a diretto servizio delle camere. Si tratta di spazi di transizione tra interno ed esterno, capaci di creare ambienti intimi , ombreggiati, ben ventilati, perfettamente inseriti nel clima mediterraneo e nella morfologia del lotto. L’uso del mattone come materiale a vista conferisce inoltre matericità e senso di permanenza , nonostante la scala contenuta dell’intervento. Copertura leggera: un gesto di eleganza strutturale A sovrastare l’intera struttura c’è una sottile lastra piana , sostenuta da setti murari e da esili pilastrini arretrati . La sua configurazione compositiva risponde a un preciso disegno: i pilastri arretrati rispetto alla muratura creano l’effetto di una copertura sospesa , l’interazione tra pieni e vuoti restituisce una sensazione di leggerezza e ritmo , le aperture sono calibrate sul passo dei pilastri , assicurando coerenza strutturale e visiva. Questa scelta progettuale rafforza la poetica della sospensione , un tema già presente nel lavoro di D’Olivo ma che Milocco reinterpreta con una propria voce, più pacata ma altrettanto efficace. In continuità con il piano urbanistico di D’Olivo Casa Cudini non è un episodio isolato, ma un tassello consapevole del disegno urbano spiraliforme della Lignano Pineta voluta da Marcello D’Olivo. La scala dell’edificio , la ritmica dei volumi , il rispetto del verde e delle distanze costruiscono un dialogo continuo tra architettura e natura , obiettivo fondamentale della visione urbanistica originaria. Milocco, pur firmando il progetto in autonomia, mostra un profondo rispetto per il disegno urbano del maestro , contribuendo con un linguaggio coerente e mai invadente alla costruzione di un quartiere dal carattere omogeneo ma non ripetitivo. Materiali e tecniche costruttive Murature in mattoni faccia a vista Copertura in laterocemento a vista Serramenti metallici, semplici e funzionali Setti murari a tutta altezza con funzione portante e di filtro L’uso di materiali locali, unito a una posa a secco e a una logica prefabbricata minimale, dimostra una notevole intelligenza economica e costruttiva , in linea con le esigenze della committenza e con il contesto residenziale. Architettura silenziosa, ma essenziale Casa Cudini è un esempio di architettura silenziosa , quasi mimetica, che però riesce a trasmettere un alto livello di coerenza, razionalità e comfort ambientale . È una delle tante "case-tipo" che popolano la Lignano degli anni Cinquanta, ma si distingue per la qualità del disegno , per la raffinatezza nella distribuzione e per l’intensità del rapporto con il paesaggio . In essa si riconosce una filosofia abitativa mediterranea , fondata sull’equilibrio tra interno ed esterno, tra spazio privato e contesto urbano, tra forma e funzione. Precedente Successiva

  • Aldo Bernardis | Ville di Lignano

    Aldo Bernardis 1925 - 2012 Aldo Bernardis (1925-2012) ha contribuito a trasformare Lignano in una moderna città balneare. Attraverso la realizzazione della Terrazza a Mare e delle sue ville innovative, ha saputo combinare sperimentazione architettonica, maestria artigianale e tutela del paesaggio costiero. Indietro Scopri di più ... Aldo Bernardis: l’architetto dell’identità moderna di Lignano Aldo Bernardis (1925-2012) emerge come una figura cruciale nell'architettura del secondo Novecento, caratterizzandosi per il suo ruolo fondamentale nello sviluppo di Lignano Sabbiadoro come città turistica moderna e unica. Il volume “Aldo Bernardis Architetture a Lignano 1953-2003” celebra il suo lavoro, evidenziando come le sue creazioni, a partire dalla celeberrima Terrazza a Mare , abbiano incarnato il dinamismo e l'essenza identitaria di questa località balneare. Le “case al mare”: sperimentazione, artigianalità, natura Il percorso professionale di Bernardis prende avvio dall'architettura residenziale, riflettendo il suo approccio innovativo e radicato nell'artigianalità. La villa Prevedello (1954-55), soprannominata “la pagodina”, utilizza una combinazione di legno, acciaio e cemento per creare volumi originali e spazi dall'estetica unica. La villa Caselli-Troppina , tutt'oggi ben conservata, spicca per l'attenzione ai dettagli: gli infissi, il rivestimento in opus incertum delle pareti in pietra e la qualità delle lavorazioni artigianali sono elementi distintivi. Ancora più affascinante è la villa Borgnolo (1955-56), dove un pino marittimo attraversa la soletta in cemento, fungendo da colonna vivente e offrendo uno degli esempi precoci di integrazione tra architettura e sostenibilità ambientale. Icone urbane: Terrazza a Mare, Torre Zanier, Kursaal e altro Tra i progetti più rappresentativi di Bernardis troviamo senza dubbio la Terrazza a Mare (1967-72), sviluppata in seguito a un concorso indetto nel 1961. Questo elegante pontile sospeso sul mare Adriatico culmina con una piattaforma dotata di bar e ristorante e si distingue per la sua copertura a conchiglia, che richiama le forme sinuose delle opere di Niemeyer e della Sydney Opera House. La sua iconicità, celebrata persino con un francobollo commemorativo, la rende un vero emblema della città. La Torre Zanier (1958-60), grazie alla sua pianta a Y e i pannelli prefabbricati Ursella, rappresenta una delle prime sperimentazioni italiane nell'edilizia industrializzata. Anche il Kursaal (1965-68), sebbene distrutto nel 1977 e successivamente ricostruito negli anni Ottanta mantenendo la forma a tenda originale, e la sede dello Yachting Club (1970-71), con profili che evocano la prua di una nave, testimoniano il linguaggio architettonico dinamico e raffinato di Bernardis. Architettura pubblica e brutalismo: Municipio e chiesa Bernardis ha segnato profondamente anche il settore dell'architettura pubblica e istituzionale. Il Municipio di Lignano (1968-73) è un edificio definito da uno stile brutalista, con pilastri rastremati, cemento a vista e un atrio monumentale che riflette influenze dichiarate dei lavori di Le Corbusier e Kenzo Tange. Allo stesso modo, la chiesa del Cristo Redentore (1972-74) si caratterizza per le capriate reticolari che poggiano su una trave perimetrale e per le colonne che scandiscono una navata centrale ampia e dilatata. L'uomo e l’architetto: un rapporto profondo con Lignano Oltre alla straordinaria competenza professionale, Bernardis era profondamente legato alla città di Lignano. Ogni mercoledì lo si trovava tra cantieri e incontri con i clienti, incarnando una presenza viva nella comunità locale. Dalle case sperimentali alla Terrazza a Mare, con il suo contributo essenziale all'identità architettonica di Lignano, Aldo Bernardis ha saputo fondere innovazione tecnica, funzionalità estetica e un profondo rispetto per il territorio. Precedente Successiva

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