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RISULTATI DI RICERCA

ESPLORA I PATRIMONI ARCHITETTONICI DI LIGNANO

Benvenuto nella sezione dei risultati di ricerca. Qui potrai trovare i contenuti che rispondono ai tuoi criteri di ricerca: articoli, video, mappe e schede dettagliate sulle ville e sull'architettura del Novecento a Lignano. Utilizza i le parole chiave per affinare ulteriormente la tua ricerca e scoprire il ricco patrimonio culturale della cittadina friulana.

117 risultati trovati con una ricerca vuota

  • Esposito Federica | Ville di Lignano

    Esposito Federica Ex. Impiegata di Banca (appassionata di Teatro) Consigliere Con entusiasmo sostiene la tutela delle ville storiche di Lignano. Ha lavorato come aiuto regista e regista seguendo la passione del padre Federico Esposito, storico regista friulano legato alle stagioni liriche di Lignano e al teatro di Udine. Indietro Scopri di più ... Federica Esposito Da sempre legata a Lignano Sabbiadoro, contribuisce con passione alla promozione e alla tutela delle ville storiche e del patrimonio culturale della città balneare . La sua esperienza e il suo entusiasmo nascono da una profonda familiarità con la vita sociale, musicale e teatrale di Lignano, radicata fin dall’infanzia. Figlia del celebre regista friulano Federico Esposito, protagonista indiscusso della vita culturale udinese e della stagione lirica di Lignano negli anni ’70, Federica ha respirato fin da piccola l’atmosfera vivace e artistica di quei momenti. Federico Esposito, nato a Napoli nel 1921, ha lasciato un segno indelebile nel Friuli con il suo impegno nel teatro e nell’opera lirica: fondatore della compagnia di prosa del Bancario e del Teatro Udinese di Prosa (TUP), direttore dell’Accademia Nico Pepe e regista di numerose opere liriche e allestimenti teatrali importanti in tutta Italia. Federica ha lavorato al fianco del padre come aiuto regista, seguendo con entusiasmo le produzioni di opere liriche, concerti di musica classica e allestimenti teatrali per l’Azienda autonoma di soggiorno di Lignano Sabbiadoro. La sua passione per il teatro e la regia si è sviluppata negli anni, tanto da ricoprire poi il ruolo di regista in maniera autonoma. Nonostante in seguito abbia scelto di dedicarsi ad altri settori, il legame con il mondo artistico e culturale è rimasto forte, così come il suo interesse per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale di Lignano. Il percorso artistico del padre Federico, ricordato anche attraverso una stele omaggio dello scultore Giorgio Celiberti nel foyer del Teatro Giovanni da Udine, ha lasciato a Federica un’eredità importante di dedizione al teatro e alla cultura. Federico Esposito è stato infatti un protagonista del teatro friulano, portando con successo opere liriche come “Elisir d’amore” e “La Traviata”, collaborando con grandi artisti e organizzando stagioni liriche di rilievo. La sua attività ha permesso a Lignano e a Udine di affermarsi come poli culturali di primo piano nel territorio. Federica, forte di questa esperienza, oggi si dedica con passione e competenza alla promozione delle ville storiche di Lignano, impegnandosi a mantenere vivo il ricordo e la memoria di un’epoca culturale e artistica che ha segnato profondamente la città. Il suo contributo è prezioso nel far dialogare storia, arte e architettura per valorizzare il territorio e coinvolgere nuove generazioni. Attraverso la sua sensibilità e la conoscenza diretta della scena artistica locale, Federica rappresenta un ponte tra passato e presente, offrendo uno sguardo appassionato e consapevole su Lignano e il suo patrimonio culturale. Precedente Successiva

  • Avon Giulio | Ville di Lignano

    Avon Giulio Architetto Socio Fondatore Esperto Architetto e docente, Giulio Avon ha curato importanti restauri e mostre, tra cui Villa Manin e il Duomo di Cividale. Figlio di Gianni e nipote di Gino Avon, promuove con passione l’architettura e l’arte del Novecento a Lignano e non solo. Indietro Scopri di più ... Giulio Avon Architetto, curatore, docente, testimone di una storia familiare radicata nell’arte e nell’architettura friulana. Nato a Udine nel 1956, Giulio Avon appartiene a una famiglia che ha profondamente segnato il volto architettonico e artistico del Friuli Venezia Giulia. Figlio dell’architetto Gianni Avon e nipote del mosaicista Gino Avon, Giulio ha vissuto fin da giovane in un ambiente permeato da arte, progetto e cultura materiale. Dopo la laurea in Architettura conseguita all’Università IUAV di Venezia nel 1983, con una tesi dedicata all’architetto veneziano Ludovico Cadorin, inizia una carriera ricca di interventi progettuali, restauri e attività curatoriali. I suoi primi incarichi significativi lo vedono impegnato nell’allestimento di grandi mostre d’arte: tra queste, la mostra su Sebastiano Ricci a Villa Manin (1989), la rassegna sui Longobardi a Cividale del Friuli (1990), e Palmanova fortezza d’Europa (1993). Seguono altri allestimenti tra cui Floriano e Ponte di arte e fede tra i popoli in Europa a Illegio. Nel campo del restauro ha seguito numerosi cantieri di rilievo, in particolare a Cividale del Friuli: il Palazzo ex Monte di Pietà, il Cimitero Maggiore e il Duomo. Assieme alla sorella Elena ha curato anche il restauro dell’Esedra di levante a Villa Manin, con un approccio rispettoso dei valori storici e architettonici dei luoghi. Nel tempo, l’attività dello Studio Associato Avon si è estesa anche a progetti di edilizia sanitaria e termale. Giulio Avon ha contribuito alla realizzazione dei padiglioni della Casa di Cura di Abano Terme, delle nuove sale operatorie, dell’ampliamento delle Terme Marine di Grado e del padiglione Infettivi del Policlinico Universitario di Udine. Dal 2003 al 2008 ha insegnato Composizione Architettonica all’Università degli Studi di Udine, contribuendo alla formazione di giovani architetti, con particolare attenzione all’integrazione tra progetto contemporaneo e contesto storico. Un altro intervento emblematico è il restauro e la ricostruzione del Castello di Artegna, distrutto dal sisma del 1976 e riaperto al pubblico nel 2014, oggi importante centro di riferimento culturale per il territorio. Oltre alla pratica professionale, Giulio Avon ha sempre promosso la valorizzazione dell’architettura del Novecento a Lignano Sabbiadoro, Pineta e Riviera. Ha ideato e curato mostre, pubblicazioni monografiche e percorsi di ricerca che raccontano l’identità architettonica di queste località, nate tra le visioni urbanistiche di Marcello D’Olivo e le realizzazioni di numerosi protagonisti della scena architettonica italiana. La sua visione unisce rigore scientifico e profondo amore per i luoghi. La sua attività come Socio Fondatore dell’Associazione “Raggi e ArchiTetture – Ville di Lignano” rappresenta la naturale prosecuzione di un impegno trentennale nella tutela e promozione del patrimonio architettonico e culturale della regione. Precedente Successiva

  • Casa Romanelli | Ville di Lignano

    Casa Romanelli Gino Biasi, Enor Milocco 1955 – 1956 Arco della Paranza, 13, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Villa a tre piani, articolata in due volumi uniti da un muro inclinato a 45°. Un solarium con telaio in cemento completa questa raffinata architettura. Indietro Articolazione volumetrica e soluzioni moderne nella Pineta degli anni '50 Una composizione spaziale innovativa nel cuore della spirale Costruita tra il 1955 e il 1956, Villa Romanelli è un esempio di residenza vacanziera dal linguaggio architettonico ricercato, che coniuga funzionalità moderna e attenzione compositiva . Inserita in uno dei rami della spirale di Lignano Pineta, la villa fu progettata da Antonio Biasi ed Enor Milocco , due tra i più assidui collaboratori di Marcello D’Olivo , figura di riferimento per l’urbanistica e l’architettura lignanese del Novecento. La casa si presenta come un dialogo tra volumi, piani e scorci visivi , con una distribuzione che si sviluppa verticalmente su tre livelli e obliquamente attraverso un interessante angolo strutturale. Due volumi e un muro inclinato: l’identità spaziale dell’edificio La villa è composta da due corpi di fabbrica uniti a 45° da un muro portante in mattoni a vista , elemento architettonico centrale che non solo organizza la distribuzione interna, ma dona carattere e dinamismo all’intera composizione . L’intersezione tra i volumi genera prospettive inaspettate , giochi di luce e una maggiore articolazione degli spazi interni ed esterni . Questo espediente compositivo, semplice ma efficace, anticipa alcune tendenze della progettazione residenziale contemporanea e rende l’abitazione ancora oggi estremamente attuale. Distribuzione funzionale su tre livelli L’abitazione è organizzata in maniera chiara e razionale: Al piano terra troviamo la zona notte , dotata di camere da letto e servizi. Il primo piano ospita invece la zona giorno , affacciata su un’ampia terrazza che diventa naturale estensione dello spazio interno. Una scala esterna in cemento armato , costruita a sbilzo sul muro laterale , conduce alla copertura praticabile , concepita come solarium . Questo percorso ascensionale progressivo — dal più intimo al più aperto — risponde pienamente alle esigenze del turismo balneare dell’epoca, ma anche alla volontà dei progettisti di creare una sequenza spaziale fluida e coerente . Il solarium: un tetto abitabile come spazio di relazione Elemento distintivo del progetto è proprio la copertura : un telaio in cemento armato , geometrico e rigoroso, genera una zona d’ombra e al tempo stesso funge da cornice architettonica al paesaggio circostante. Questo spazio, oggi diremmo "ibrido", era concepito come luogo di relazione, contemplazione e benessere climatico . In pieno spirito modernista, il tetto non è solo chiusura dell’edificio, ma quinta scenografica , belvedere , luogo attivo per l’abitare. Materiali e struttura: tra robustezza e trasparenza L’edificio adotta una struttura mista in: muratura in mattoni a vista , cemento armato a vista per gli elementi portanti e le scale, tamponamenti intonacati , serramenti ampi e scorrevoli per favorire luce e ventilazione. I contrasti materici tra mattone e cemento, e la plasticità delle superfici esterne, accentuano il carattere modernista dell’edificio, ma senza mai tradire il contesto naturale della pineta. La casa, infatti, si incastra tra gli alberi e li rispetta, mantenendo una scala contenuta e una forma spezzata che ne riduce l’impatto visivo. Un progetto che riflette l’eredità di D’Olivo Sebbene il nome di Marcello D’Olivo non compaia direttamente nella progettazione della villa, la sua influenza è evidente nella logica compositiva , nel rapporto con il terreno e nella predilezione per soluzioni distributive fluide .Biasi e Milocco — già attivi accanto a D’Olivo in altri progetti — qui dimostrano una maturità espressiva propria , che svilupperanno ulteriormente nei lavori successivi, spesso in collaborazione con l’impresa Ursella. Un laboratorio di idee architettoniche Villa Romanelli è un esempio di architettura domestica modernista , che riesce ad essere funzionale, espressiva e integrata al contesto , in equilibrio tra sperimentazione e rigore.I suoi elementi caratterizzanti — l’articolazione dei volumi, la scala esterna, il tetto-solarium — sono oggi testimonianze vive di una stagione progettuale straordinaria , in cui anche le seconde case di vacanza diventavano laboratori di ricerca architettonica . Riscoprirla e valorizzarla significa onorare la storia costruttiva di Lignano Pineta , promuovendo una visione dell’abitare fondata su qualità dello spazio, integrazione con il paesaggio e innovazione nel linguaggio architettonico. Precedente Successiva

  • Villa Mainardis | Ville di Lignano

    Villa Mainardis Marcello D’Olivo 1954 – 1955 Raggio di Levante, 37, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Villa a pianta circolare su due piani firmata da D’Olivo. Un’architettura organica ispirata a Frank Lloyd Wright, integrata nella pineta di Lignano. Indietro Un’architettura organica tra natura e sperimentazione Una villa circolare, tra modernismo e ispirazione americana Villa Mainardis rappresenta uno dei progetti più iconici dell’architettura residenziale di Lignano Pineta , non solo per la sua forma circolare , ma per la forza con cui l’edificio si distacca dalla tradizione edilizia del dopoguerra e si inserisce in una visione architettonica sperimentale , in linea con il piano urbanistico innovativo concepito dallo stesso Marcello D’Olivo nel 1953. Costruita tra il 1954 e il 1955, la villa è situata lungo il Raggio di Levante , perfettamente inserita nel disegno spiraliforme del quartiere. Il committente, uno degli azionisti della Società Lignano Pineta , affidò a D’Olivo la realizzazione di una residenza che fosse al tempo stesso funzionale, moderna e immersa nel paesaggio. Pianta circolare: una scelta non convenzionale La villa si sviluppa su pianta perfettamente circolare , elemento già di per sé radicale in un panorama edilizio italiano ancora largamente ancorato a volumi rettangolari e simmetrici. L’organizzazione si articola su due livelli: Il piano inferiore , in parte interrato, è destinato a garage e locali di servizio . Il piano superiore ospita invece l’intero spazio abitativo, articolato in una distribuzione fluida e funzionale. Al centro della composizione si impone il nucleo scala , anch’esso circolare, che non è solo elemento distributivo ma fulcro simbolico e spaziale del progetto. Da qui si accede all’appartamento e si percepisce l’unità spaziale dell’intero edificio. Distribuzione e qualità dello spazio La distribuzione degli ambienti interni segue la curvatura della pianta, favorendo un’articolazione radiale dei vani. L’uso del cerchio consente una continuità visiva e funzionale tra i diversi ambienti, con ampie vetrate a tutta altezza che si aprono verso la pineta circostante. Particolarmente interessante è la terrazza sagomata , che segue la curvatura della copertura, prolungando visivamente lo spazio interno verso l’esterno e rafforzando la connessione tra architettura e natura. Una casa atterrata tra le dune: l’immaginario futurista La villa è stata più volte definita come un “oggetto volante atterrato nella natura” , metafora visiva efficace per descrivere l’aspetto aerodinamico e sospeso dell’edificio. La copertura a spiovere si avvolge sull’intera struttura come una carena, proteggendola e nello stesso tempo rendendola riconoscibile. L’immagine evoca una dimensione quasi spaziale , in cui l’edificio perde le sue connotazioni tradizionali per trasformarsi in una macchina abitativa futurista , perfettamente inserita nel paesaggio. Influenze internazionali: il richiamo a Frank Lloyd Wright Il confronto più diretto, spesso evocato dagli studiosi, è con la David and Gladys Wright House (1950–1952) progettata da Frank Lloyd Wright a Phoenix, Arizona. La casa americana, anch’essa su pianta circolare e sollevata da terra, con scala centrale e terrazze sinuose, condivide con Villa Mainardis la volontà di superare la griglia rettangolare , esplorando nuove forme spaziali che si adattino al contesto e stimolino un diverso modo di abitare. D’Olivo riprende questa ispirazione reinterpretandola con linguaggio personale, mediterraneo, costruito su materiali locali e un rapporto profondo con il paesaggio della pineta friulana . Materiali e finiture: modernismo discreto Villa Mainardis presenta murature intonacate , tagli netti nelle aperture, parapetti leggeri e una copertura in materiali tradizionali reinterpretati con stile. Il tutto concorre a creare un’architettura organica, compatta ma elegante , che comunica sobrietà e innovazione insieme. L’assenza di ornamenti e la prevalenza della forma pura rendono l’edificio una dichiarazione progettuale : l’essenzialità diventa linguaggio, il volume si fa protagonista. Innovazione tipologica e importanza storica Villa Mainardis non è solo un esempio isolato: è una sintesi perfetta del progetto urbano e architettonico di D’Olivo , che concepiva ogni lotto edilizio come parte di un sistema coerente, armonico, dinamico. La pianta circolare è, in questo senso, anche una risposta urbanistica : consente di ruotare l’edificio sul lotto per ottimizzare esposizione e privacy, in una visione molto attuale di architettura adattiva . Dal punto di vista storiografico, rappresenta una delle prime vere sperimentazioni organiche della costa adriatica, aprendo la strada a linguaggi alternativi e più liberi nella progettazione di residenze estive. Una villa-manifesto Oggi Villa Mainardis è riconosciuta come una delle residenze più rappresentative della Lignano del dopoguerra , e uno dei capolavori di Marcello D’Olivo. La sua forma, il suo linguaggio e la sua capacità di evocare suggestioni internazionali la rendono un unicum nel panorama architettonico friulano . Preservarla, raccontarla e renderla accessibile significa valorizzare un patrimonio che unisce cultura del progetto, innovazione e identità territoriale . Precedente Successiva

  • Chi siamo | Ville di Lignano

    La pagina Chi siamo di Ville di Lignano presenta il team e i collaboratori dell'Associazione "Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano". Scopri i professionisti e le competenze che supportano la valorizzazione dell'architettura modernista e la promozione del design, arte e paesaggio di Lignano Sabbiadoro. Un punto di riferimento per il mondo accademico e professionale nel settore dell'architettura e del design. Associazione "Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano" CHI SIAMO CONOSCICI MEGLIO "Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano" è un'associazione culturale no-profit, i cui soci sono proprietari di ville, case ed edifici a Lignano Sabbiadoro (Udine) nelle località Pineta, Riviera e Sabbiadoro. Quest'ultime sono state progettate nel Novecento da architetti noti, tra cui: Marcello D'Olivo, Gianni Avon, Aldo Bernardis, Paolo Pascolo, Claudio Nardi, Iginio Cappai e Pietro Mainardis. In quegli anni si è costituito un territorio ricco di opere architettoniche perfettamente inquadrate nell’ambiente. È nata qui l’architettura di Lignano Pineta! Un’architettura fatta con i materiali locali, con il legno e la pietra del retroterra, con i mattoni ed il cemento del posto. Un’architettura con prevalenza della linea orizzontale, adattata alle dune ed ai lievi dislivelli del terreno. Enti ed Aziende Partner LA NOSTRA STORIA Negli anni ’50 la zona del comune di Lignano Sabbiadoro era libera, l’urbanistica da poco tracciata, le architetture integravano con queste realtà. Eventi come: La mostra di Gianni Avon Architetture a Lignano 1954-1972 90 architetture del Novecento a Lignano I mercoledì dell’Architetto, omaggio di Lignano ad Aldo Bernardis, incontri prima alla Terrazza a Mare e poi presso la Biblioteca Comunale sono stati le premesse per la pubblicazione del libro “Dentro Lignano - Inside Lignano” del 2019. Il libro, curato dall’architetto Giulio Avon e dal dott. Ferruccio Luppi con editore Gaspari di Udine, ha coinvolto anche i proprietari delle ville ad aprire e fotografare queste pregiate architetture. Le immagini sono state impaginate inseguito alle fotografie d’epoca meno note. Con queste iniziative alcuni proprietari, consapevoli di detenere parte di un patrimonio storico, si sono resi disponibili verso l’esterno, hanno fondato l'Associazione Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano. "Associazione Raggi e Architetture - Ville di Lignano" Riconosciuta dall'Albo delle Associazioni della città di Lignano Sabbiadoro. Con determinazione N. Reg. Gen. 456 del giorno 05/06/2023 è stato aggiornato l’Albo delle Associazioni della Città di Lignano Sabbiadoro, alla "Associazione Raggi e Architetture - Ville di Lignano" è stata attribuita la numerazione: N. 117. Perché “Raggi e ArchiTetture” Il nome della nostra Associazione trae ispirazione dalla celebre “chiocciola” urbanistica ideata dall’architetto Marcello D’Olivo per Lignano Pineta: una spirale perfetta che si sviluppa dal cuore del quartiere verso l’esterno, articolandosi in raggi e archi viari. Questa visione urbana, tanto innovativa quanto armonica, ha segnato profondamente l’identità architettonica di Lignano. Proprio questi raggi e archi, assieme alle architetture moderne che li hanno animati — ville, condomini, spazi pubblici — rappresentano l’anima del nostro lavoro di valorizzazione culturale. Da qui il gioco di parole nel nostro nome: Raggi e ArchiTetture rende omaggio non solo alla forma della città, ma anche al pensiero progettuale che l’ha generata, unendo territorio, architettura e visione. IL TEAM Avon Giulio Socio Fondatore Esperto Scopri di più... Barillari Diana Comitato Scientifico Scopri di più... Esposito Federica Consigliere Scopri di più... Mazza Sabrina Presidente Consiglio Direttivo Scopri di più... Riavis Veronica Comitato Scientifico Scopri di più... Sbaiz Valter Vice Presidente Scopri di più...

  • Annuali di storia dell'Urbanistica e Botanica | Ville di Lignano

    Annuali di storia dell'Urbanistica e Botanica 2015 Ferruccio Canali ASUP Urbanistica tra utopia e realtà: la città a spirale di Lignano Pineta tra le visioni di D’Olivo e Piccinato, al centro del nuovo volume ASUP curato da Ferruccio Canali. Indietro Scopri di più... Lignano Pineta e la “città a spirale” tra utopia, turismo e urbanistica moderna Nel nuovo volume degli Annali di Storia dell’Urbanistica e del Paesaggio (ASUP), curato da Ferruccio Canali , intitolato Urbanistica per la Villeggiatura e per il Turismo nel Novecento , emerge con forza l’importanza del rapporto tra progetto urbano, architettura e turismo nella costruzione della città moderna. All’interno di questo quadro, trova spazio l’intervento della Professoressa Diana Barillari , che approfondisce un caso emblematico: la “città a spirale” di Lignano Pineta , concepita da Marcello D’Olivo nel 1953 e successivamente confrontata con l’intervento dell’urbanista Luigi Piccinato . La riflessione proposta da Barillari si inserisce in un ampio progetto di analisi che intende valutare in che misura l’urbanistica italiana del Novecento abbia dialogato con le esigenze del turismo e della villeggiatura. Se infatti esiste una consolidata letteratura su città balneari, colonie e paesaggi vacanzieri, mancava ancora una ricognizione capace di cogliere il ruolo attivo della disciplina urbanistica nella definizione di nuovi modelli insediativi e nella produzione di spazi dedicati al tempo libero. Lignano Pineta: nascita di un’utopia organica Il progetto di Lignano Pineta , nato nel 1953 per iniziativa della Società Lignano Pineta e affidato a Marcello D’Olivo, rappresenta uno dei più audaci tentativi di coniugare architettura, urbanistica e natura . L’idea alla base è tanto semplice quanto rivoluzionaria: disegnare un centro turistico che non intaccasse l’equilibrio della pineta costiera, ma che al contrario ne seguisse i flussi, i rilievi e le logiche naturali. Nasce così la celebre pianta a spirale , una forma urbana che si sviluppa a partire da un centro, il nodo commerciale e collettivo, per poi irradiare i suoi raggi – le vie residenziali – in maniera fluida e organica verso il mare. La spirale d’Olivo è molto più che un simbolo grafico: è un manifesto urbano , una proposta integrata in cui strade, abitazioni, servizi e aree verdi convivono secondo una logica centripeta e non invasiva. L’urbanistica per il turismo: modelli e sperimentazioni Nel contesto trattato dal volume ASUP, l’esperienza di Lignano Pineta si configura come uno dei primi tentativi consapevoli in Italia di utilizzare la progettazione urbanistica per rispondere non solo a esigenze residenziali, ma anche e soprattutto a finalità turistiche. L’intervento di Diana Barillari sottolinea come D’Olivo, nella sua proposta, non si limiti a pianificare un lotto o un quartiere, ma piuttosto disegni un nuovo modo di vivere la villeggiatura . Il centro commerciale, la promenade, i raggi alberati, le case a bassa densità immerse nel verde e la separazione funzionale degli spazi diventano strumenti per costruire una città dell’esperienza turistica , in cui la natura non è un limite ma una risorsa da integrare e valorizzare. In questo senso, Lignano Pineta si distacca da molte altre località balneari coeve, spesso frutto di lottizzazioni speculative, e si avvicina piuttosto alle esperienze internazionali più avanzate, come le Garden Cities o i piani urbanistici del Movimento Moderno. Il confronto con Luigi Piccinato: dalla teoria alla revisione Negli anni successivi, il progetto di Lignano Pineta viene parzialmente rivisto e aggiornato. A questo processo partecipa Luigi Piccinato , uno degli urbanisti più autorevoli dell’Italia del secondo dopoguerra. Barillari evidenzia come il contributo di Piccinato si inserisca in una fase di consolidamento della località, quando il disegno iniziale di D’Olivo si confronta con le necessità pratiche della costruzione, della gestione dei flussi turistici, della regolamentazione edilizia. Il confronto tra i due approcci – il gesto visionario e quasi organico di D’Olivo e la razionalità metodica di Piccinato – rappresenta un momento di dialogo tra utopia e realtà , in cui l’urbanistica cerca un equilibrio tra ispirazione artistica e concretezza funzionale. Se D’Olivo sogna una città-foresta, Piccinato ne gestisce la crescita, ne regola gli accessi, ne ottimizza le infrastrutture. Entrambi contribuiscono a definire un modello urbano turistico innovativo , che ancora oggi costituisce un unicum nel panorama italiano. Una lezione per il presente Il volume ASUP curato da Ferruccio Canali e l’intervento della prof.ssa Barillari ci invitano a riflettere su quanto l’urbanistica possa – e debba – occuparsi del tempo libero e del turismo . Lignano Pineta, con la sua città a spirale, dimostra che è possibile pensare spazi turistici sostenibili, integrati, non standardizzati. Spazi capaci di generare identità e qualità della vita , prima ancora che profitto. Nel momento storico in cui le coste italiane sono minacciate dalla cementificazione, dal turismo mordi-e-fuggi, e dall’erosione ambientale, guardare al modello di D’Olivo e al dibattito urbanistico sul turismo nel Novecento non è solo un esercizio storiografico, ma un atto di responsabilità. Significa recuperare una cultura del progetto urbano consapevole , che consideri la villeggiatura non come un intermezzo, ma come un laboratorio privilegiato per sperimentare nuove forme di convivenza tra uomo e natura. Precedente Successiva

  • Arena Alpe Adria | Ville di Lignano

    Arena Alpe Adria Studio Nizzoli 1978 – 1988 Viale Europa, 26, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Una delle opere architettoniche più emblematiche e innovative della città, rappresentando una fusione di storia, modernità e simbolismo. Indietro Combinazione di elementi L' Arena Alpe Adria , situata a Lignano Sabbiadoro in viale Europa, 26 , è una delle opere architettoniche più emblematiche e innovative della città, rappresentando una fusione di storia, modernità e simbolismo. Realizzata tra il 1978 e il 1988 , l'arena si propone come una rivisitazione postmoderna di un teatro romano , reinterpretando in modo creativo e sofisticato uno dei più celebri archetipi dell'architettura antica. Il progetto, concepito dallo Studio Nizzoli , che all'epoca era composto da Giuseppe Mario Oliveri , Antonio Susini , e Paolo Viola , ha visto una combinazione di elementi storici e simbolici, mescolando tradizione e innovazione con un linguaggio visivo unico. La sua costruzione si inserisce in un periodo in cui l'architettura postmoderna stava emergendo come risposta alle rigide forme moderniste, con una maggiore attenzione al contesto culturale e all'ironia visiva. L'ingresso "Anamorfico" e la Rivisitazione del Passato Una delle caratteristiche più affascinanti di questa struttura è l'ingresso, descritto dai progettisti come "anamorfico" . Si tratta di una soluzione che crea una dimensione riflessa , utilizzando uno specchio che restituisce un'immagine tridimensionale di se stessa. Questo approccio non solo fa riferimento a tecniche artistiche e architettoniche storiche, ma incorpora anche una riflessione sulla percezione visiva, che diventa una metafora del passaggio tra la realtà e la percezione alterata. L'ingresso non è solo un punto di accesso fisico ma anche un elemento simbolico che stimola il visitatore ad avvicinarsi all'opera in un modo nuovo, suggerendo un legame tra la memoria storica e la reinterpretazione contemporanea. In questo modo, l'Arena Alpe Adria non è semplicemente una replica di un antico modello architettonico, ma una reinterpretazione che dialoga con il presente attraverso l'uso di tecniche e simbolismi moderni. Il Giardino dei Sentieri che si Biforcano: Un Tributo a Borges Il design circostante dell'arena è un altro elemento distintivo, pensato come un paesaggio che gioca con le idee di labirinto e di spazio fragmentato. I progettisti, infatti, si ispirano all'opera letteraria di Jorge Luis Borges e in particolare al concetto di "giardino dei sentieri che si biforcano" . In omaggio a Borges, la progettazione del giardino non è lineare ma si sviluppa in modo complesso, come un percorso che si divide in molteplici direzioni. Questo spazio, concepito come un labirinto simbolico, è realizzato attraverso una combinazione di diversi tipi di mazes: dal labirinto mesopotamico a quello di Cnosso , fino alla versione "paleotecnica" costruita con sassi di fiume . Il labirinto, con la sua associazione al mito, al pensiero filosofico e al senso di esplorazione e di scoperta, diventa un elemento centrale del progetto, non solo come spazio fisico ma come metafora della ricerca e dell'incertezza. La scelta di utilizzare diversi tipi di labirinto e le varietà di materiali fa di questo giardino un'installazione che coinvolge i visitatori in un'esperienza sensoriale e intellettuale, invitandoli a riflettere sul rapporto tra il passato e il presente, tra l'arte e l'architettura. Il Colore, la Luce e la Struttura Postmoderna La struttura architettonica dell'Arena Alpe Adria è caratterizzata da un uso sapiente della luce e del colore, tipici dell'architettura postmoderna, che rifiuta la rigidità e la funzionalità a favore di un'espressione più libera e visivamente stimolante. Gli spazi sono progettati per essere vissuti e percepiti in modo dinamico, con l'uso di superfici che riflettono e modificano la luce, creando effetti scenografici che arricchiscono l'esperienza del visitatore. La scelta di includere un teatro romano come riferimento progettuale è interessante non solo per la sua rilevanza storica, ma anche per il modo in cui il design moderno riesce a riscoprire e rielaborare gli elementi tradizionali. L'arena non è una mera ripetizione del passato, ma piuttosto una continua rielaborazione della sua struttura e significato, contestualizzata in un’epoca in cui il concetto di spazio pubblico e di performance si evolve rapidamente. Una Visione Urbanistica Integrata L'Arena Alpe Adria si inserisce anche in un più ampio disegno urbanistico che comprende il Marina Punta Faro , realizzato dagli stessi progettisti tra il 1977 e il 1984, e altre opere contemporanee a Lignano. La presenza di questi progetti nella stessa area riflette un tentativo di creare un insieme coeso di spazi pubblici e privati, dove l'arte, l'architettura e il paesaggio si incontrano. La strategia di progettazione urbana di quegli anni mirava a valorizzare le potenzialità del territorio, sia in termini estetici che funzionali, integrando le nuove opere con il paesaggio naturale e urbano preesistente. Un Progetto che Definisce l'Identità di Lignano L'Arena Alpe Adria non è solo un monumento architettonico, ma anche un elemento fondamentale nell'identità visiva e culturale di Lignano Sabbiadoro . La sua forte presenza nel paesaggio urbano la rende un punto di riferimento, non solo per la sua funzione come spazio per eventi e spettacoli, ma anche come simbolo dell'approccio innovativo e creativo che ha caratterizzato la città negli anni Settanta e Ottanta. Il progetto di Nizzoli Studio ha avuto un impatto significativo nel panorama architettonico dell'epoca, non solo per la sua originalità ma anche per la sua capacità di dialogare con il passato e con le esigenze della contemporaneità. Oggi, l'Arena Alpe Adria rimane un'icona di Lignano Sabbiadoro , un esempio di come l'architettura possa non solo rispondere a necessità funzionali ma anche trasformarsi in un'opera d'arte, ricca di simbolismo e di significato. In conclusione, l'Arena Alpe Adria rappresenta una delle realizzazioni più significative dell'architettura postmoderna in Italia, un'opera che, con la sua rivisitazione di temi storici e la sua esplorazione di spazi simbolici, continua a suscitare interesse e ammirazione. La sua presenza a Lignano non solo arricchisce il patrimonio architettonico della città, ma la rende anche un punto di riferimento culturale, attirando visitatori da tutto il mondo. Precedente Successiva

  • Mostra a Lignano Pineta | Ville di Lignano

    Mostra a Lignano Pineta 19 luglio 2025 Condominio Pineta Palace Residence, Piazza del Sole, 8, Lignano Sabbiadoro, UD, Italia Giorgio Casali e l’architettura come visione editoriale Indietro CONTENUTI MULTIMEDIALI CONDOMINIO PINETA PALACE Piazza del Sole, 8 - Lignano Pineta DAL 19 LUGLIO AL 21 SETTEMBRE 2025 Dal lunedì alla domenica ore 18.30 - 22.00 INGRESSO LIBERO INFO: Associazione "Raggi e ArchiTetture-Ville di Lignano" Sito: www.villedilignano.it Mostra a Lignano Pineta Giorgio Casali e l’architettura come visione editoriale La seconda sede della mostra si trova nella storica architettura del Condominio Pineta Palace, progettato da Gianni Avon e impreziosito dai pavimenti e mosaici del padre Gino. Proprio uno di questi mosaici, datato 1958, accoglie il visitatore all’ingresso, con la firma originale dell’artista. Qui il percorso espositivo si concentra sugli scatti del grande fotografo Giorgio Casali, figura di riferimento per la rivista Domus e l’estetica editoriale del design italiano del dopoguerra. Completano la mostra un omaggio della Scuola Mosaicisti del Friuli a Gino Avon e una sezione dedicata ai progetti di Gianni Avon analizzati dagli studenti del DPIA – Università di Udine, tra cui una stampa 3D di uno degli edifici studiati. Un viaggio tra passato e futuro che rivela la complessità e la bellezza di un patrimonio che merita attenzione e cura. Precedente Successiva

  • Casa Cudini | Ville di Lignano

    Casa Cudini Enor Milocco 1955 Arco della Paranza, 20, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Casa a un piano con due appartamenti. Quinte in mattoni e copertura leggera definiscono uno spazio abitativo integrato con la pineta. Indietro Leggerezza costruttiva e integrazione nel paesaggio pinetato Un progetto discreto e coerente, immerso nel paesaggio Casa Cudini è una delle più riuscite espressioni della “casa-tipo” a Lignano Pineta. Costruita nel 1955 da Enor Milocco , uno dei principali collaboratori di Marcello D’Olivo , rappresenta un esempio emblematico della ricerca di continuità tra piano urbanistico e architettura abitativa. L’immobile si sviluppa in un lotto appartato dell’ Arco della Paranza , immerso nella pineta, ed è composto da due appartamenti affiancati su un unico piano , secondo un modello abitativo semplice e funzionale, perfetto per il contesto vacanziero e la scala del quartiere. Distribuzione funzionale e pianta razionale La casa adotta una pianta lineare e simmetrica , che accoglie due unità abitative con accessi separati e ambienti speculari. Le camere da letto si affacciano su spazi esterni protetti , mentre i soggiorni si aprono verso la pineta, assicurando privacy e continuità visiva con il giardino . La distribuzione è chiara, ben calibrata, riflette un principio razionale di ottimizzazione dello spazio senza sacrificare il rapporto con l’esterno, tanto caro all’architettura lignanese del dopoguerra. Le quinte murarie: elementi di spazio e filtro L’elemento architettonico più distintivo è dato dalle quinte in mattoni a vista , che si prolungano oltre il perimetro della copertura . Questi setti murari non solo fungono da filtri visivi , ma definiscono piccoli cortili privati all’aperto, a diretto servizio delle camere. Si tratta di spazi di transizione tra interno ed esterno, capaci di creare ambienti intimi , ombreggiati, ben ventilati, perfettamente inseriti nel clima mediterraneo e nella morfologia del lotto. L’uso del mattone come materiale a vista conferisce inoltre matericità e senso di permanenza , nonostante la scala contenuta dell’intervento. Copertura leggera: un gesto di eleganza strutturale A sovrastare l’intera struttura c’è una sottile lastra piana , sostenuta da setti murari e da esili pilastrini arretrati . La sua configurazione compositiva risponde a un preciso disegno: i pilastri arretrati rispetto alla muratura creano l’effetto di una copertura sospesa , l’interazione tra pieni e vuoti restituisce una sensazione di leggerezza e ritmo , le aperture sono calibrate sul passo dei pilastri , assicurando coerenza strutturale e visiva. Questa scelta progettuale rafforza la poetica della sospensione , un tema già presente nel lavoro di D’Olivo ma che Milocco reinterpreta con una propria voce, più pacata ma altrettanto efficace. In continuità con il piano urbanistico di D’Olivo Casa Cudini non è un episodio isolato, ma un tassello consapevole del disegno urbano spiraliforme della Lignano Pineta voluta da Marcello D’Olivo. La scala dell’edificio , la ritmica dei volumi , il rispetto del verde e delle distanze costruiscono un dialogo continuo tra architettura e natura , obiettivo fondamentale della visione urbanistica originaria. Milocco, pur firmando il progetto in autonomia, mostra un profondo rispetto per il disegno urbano del maestro , contribuendo con un linguaggio coerente e mai invadente alla costruzione di un quartiere dal carattere omogeneo ma non ripetitivo. Materiali e tecniche costruttive Murature in mattoni faccia a vista Copertura in laterocemento a vista Serramenti metallici, semplici e funzionali Setti murari a tutta altezza con funzione portante e di filtro L’uso di materiali locali, unito a una posa a secco e a una logica prefabbricata minimale, dimostra una notevole intelligenza economica e costruttiva , in linea con le esigenze della committenza e con il contesto residenziale. Architettura silenziosa, ma essenziale Casa Cudini è un esempio di architettura silenziosa , quasi mimetica, che però riesce a trasmettere un alto livello di coerenza, razionalità e comfort ambientale . È una delle tante "case-tipo" che popolano la Lignano degli anni Cinquanta, ma si distingue per la qualità del disegno , per la raffinatezza nella distribuzione e per l’intensità del rapporto con il paesaggio . In essa si riconosce una filosofia abitativa mediterranea , fondata sull’equilibrio tra interno ed esterno, tra spazio privato e contesto urbano, tra forma e funzione. Precedente Successiva

  • Aldo Bernardis | Ville di Lignano

    Aldo Bernardis 1925 - 2012 Aldo Bernardis (1925-2012) ha contribuito a trasformare Lignano in una moderna città balneare. Attraverso la realizzazione della Terrazza a Mare e delle sue ville innovative, ha saputo combinare sperimentazione architettonica, maestria artigianale e tutela del paesaggio costiero. Indietro Scopri di più ... Aldo Bernardis: l’architetto dell’identità moderna di Lignano Aldo Bernardis (1925-2012) emerge come una figura cruciale nell'architettura del secondo Novecento, caratterizzandosi per il suo ruolo fondamentale nello sviluppo di Lignano Sabbiadoro come città turistica moderna e unica. Il volume “Aldo Bernardis Architetture a Lignano 1953-2003” celebra il suo lavoro, evidenziando come le sue creazioni, a partire dalla celeberrima Terrazza a Mare , abbiano incarnato il dinamismo e l'essenza identitaria di questa località balneare. Le “case al mare”: sperimentazione, artigianalità, natura Il percorso professionale di Bernardis prende avvio dall'architettura residenziale, riflettendo il suo approccio innovativo e radicato nell'artigianalità. La villa Prevedello (1954-55), soprannominata “la pagodina”, utilizza una combinazione di legno, acciaio e cemento per creare volumi originali e spazi dall'estetica unica. La villa Caselli-Troppina , tutt'oggi ben conservata, spicca per l'attenzione ai dettagli: gli infissi, il rivestimento in opus incertum delle pareti in pietra e la qualità delle lavorazioni artigianali sono elementi distintivi. Ancora più affascinante è la villa Borgnolo (1955-56), dove un pino marittimo attraversa la soletta in cemento, fungendo da colonna vivente e offrendo uno degli esempi precoci di integrazione tra architettura e sostenibilità ambientale. Icone urbane: Terrazza a Mare, Torre Zanier, Kursaal e altro Tra i progetti più rappresentativi di Bernardis troviamo senza dubbio la Terrazza a Mare (1967-72), sviluppata in seguito a un concorso indetto nel 1961. Questo elegante pontile sospeso sul mare Adriatico culmina con una piattaforma dotata di bar e ristorante e si distingue per la sua copertura a conchiglia, che richiama le forme sinuose delle opere di Niemeyer e della Sydney Opera House. La sua iconicità, celebrata persino con un francobollo commemorativo, la rende un vero emblema della città. La Torre Zanier (1958-60), grazie alla sua pianta a Y e i pannelli prefabbricati Ursella, rappresenta una delle prime sperimentazioni italiane nell'edilizia industrializzata. Anche il Kursaal (1965-68), sebbene distrutto nel 1977 e successivamente ricostruito negli anni Ottanta mantenendo la forma a tenda originale, e la sede dello Yachting Club (1970-71), con profili che evocano la prua di una nave, testimoniano il linguaggio architettonico dinamico e raffinato di Bernardis. Architettura pubblica e brutalismo: Municipio e chiesa Bernardis ha segnato profondamente anche il settore dell'architettura pubblica e istituzionale. Il Municipio di Lignano (1968-73) è un edificio definito da uno stile brutalista, con pilastri rastremati, cemento a vista e un atrio monumentale che riflette influenze dichiarate dei lavori di Le Corbusier e Kenzo Tange. Allo stesso modo, la chiesa del Cristo Redentore (1972-74) si caratterizza per le capriate reticolari che poggiano su una trave perimetrale e per le colonne che scandiscono una navata centrale ampia e dilatata. L'uomo e l’architetto: un rapporto profondo con Lignano Oltre alla straordinaria competenza professionale, Bernardis era profondamente legato alla città di Lignano. Ogni mercoledì lo si trovava tra cantieri e incontri con i clienti, incarnando una presenza viva nella comunità locale. Dalle case sperimentali alla Terrazza a Mare, con il suo contributo essenziale all'identità architettonica di Lignano, Aldo Bernardis ha saputo fondere innovazione tecnica, funzionalità estetica e un profondo rispetto per il territorio. Precedente Successiva

  • Residenza dei Pini | Ville di Lignano

    Residenza dei Pini Gianni Avon 1962 – 1963 Viale dell'Industria, 8, 33054 Lignano Sabbiadoro UD, Italia Complesso immerso nella pineta litoranea, integrato nel paesaggio e articolato per offrire sempre viste verso il mare. Indietro Architettura e natura in perfetta sintonia nella Riviera di Lignano Nel 1962, il lembo di pineta in cui sorgerà la Residenza nei Pini era ancora un paesaggio intatto : un tratto di litorale ai margini della nuova lottizzazione balneare di Lignano Riviera , dove la presenza dell’uomo si limitava a pochi segni sparsi. È in questo contesto ancora vergine, tra sabbia, pini marittimi e mare, che prende forma un intervento residenziale capace di conciliare la modernità edilizia con il rispetto per l’ambiente naturale . La Residenza nei Pini non è solo un nome evocativo: è una dichiarazione d’intenti. L’edificio si pone con delicatezza nel contesto paesaggistico, cercando l’ integrazione visiva e funzionale con il verde circostante, grazie a una progettazione attenta sia in pianta sia in alzato. Il risultato è un’architettura che non domina , ma dialoga , che non esclude , ma abbraccia il paesaggio, configurandosi come uno dei migliori esempi di edilizia vacanziera rispettosa dell’ambiente. Un’impronta leggera nel paesaggio L’intervento si distingue da subito per una scelta progettuale precisa: articolazione e frammentazione , sia a livello planimetrico che volumetrico. Nessun blocco monolitico, nessuna massa compatta: la Residenza nei Pini si compone di volumi sfalsati, disassati, discontinui , che seguono la topografia del terreno e lasciano spazio tra un’unità e l’altra per la vegetazione preesistente. Questa scelta permette di preservare numerosi alberi originari, che non vengono abbattuti ma integrati nel progetto come parte del disegno architettonico. Gli edifici sembrano quasi galleggiare tra i pini , nascosti, protetti, ombreggiati. Ogni prospetto si apre verso scorci naturali, offrendo viste diverse ma sempre interessanti e mai banali. Una varietà controllata: tipologie e orientamenti Il complesso ospita diverse unità immobiliari per vacanze , variabili da un minimo di un vano monolocale fino a un massimo di tre stanze , offrendo così un ventaglio di soluzioni abitative adatte a varie esigenze. Questa varietà non è casuale ma inserita in una logica distributiva chiara , che punta a favorire la privacy , la ventilazione naturale , e soprattutto la vista sul mare . Ogni unità abitativa è orientata in modo differente, ma tutte condividono una caratteristica fondamentale: nessuna è cieca al paesaggio . Le aperture finestrate sono posizionate per offrire scorci sempre liberi verso l’orizzonte marino o verso la pineta, mai verso muri o cortili chiusi. Questa attenzione alla qualità dell’abitare si riflette anche nella presenza di logge e terrazze , che fungono da filtri tra interno ed esterno, estensioni vive dello spazio domestico. Materiali sobri e colori neutri: discrezione e misura Uno degli aspetti più eleganti e moderni della Residenza nei Pini è la scelta cromatica e materica . La tavolozza è essenziale, quasi monastica: intonaco bianco per le superfici murarie, persiane bianche , copertura e marcapiani in tonalità scure , probabilmente grigio antracite o marrone profondo. Questi colori neutri e naturali si mimetizzano perfettamente con l’ambiente : il bianco dialoga con la luce mediterranea e riflette il sole estivo senza abbagliare; le parti scure riprendono il tono del terreno sabbioso e della corteccia dei pini. È un approccio che potremmo oggi definire ecologico e bioclimatico , ma che all’epoca era soprattutto espressione di sobrietà e sensibilità progettuale . Dal punto di vista costruttivo, la struttura è semplice ma solida: muratura e cemento armato , impiegati con razionalità. Non vi sono elementi decorativi superflui, ma una ricerca precisa di equilibrio tra pieni e vuoti , tra luce e ombra, tra materiali grezzi e superfici trattate. Contesto urbanistico: tra sperimentazione e rispetto L’area di Lignano Riviera, nei primi anni ’60, rappresentava un terreno fertile per la sperimentazione urbanistica e architettonica . A differenza di Lignano Sabbiadoro, già più densamente edificata, Riviera veniva pensata come un quartiere più rarefatto , con edifici immersi nel verde, in grado di offrire esperienze di soggiorno alternative e più intime. In questo quadro, la Residenza nei Pini incarna pienamente lo spirito originario del piano urbanistico : bassa densità edilizia, rispetto della pineta, accessibilità ai servizi ma anche contatto diretto con la natura. L’edificio non solo si conforma al piano, ma ne rappresenta un’interpretazione colta e sofisticata . Una lezione per l’oggi: l’attualità di un’architettura discreta A oltre sessant’anni dalla sua realizzazione, la Residenza nei Pini resta un esempio attualissimo di buona architettura : un progetto che ha saputo coniugare esigenze abitative, rispetto ambientale e qualità estetica , anticipando molte delle tematiche oggi centrali nel dibattito contemporaneo su città e territorio. In un’epoca in cui l’impatto edilizio sulla natura è al centro delle riflessioni ecologiche, la Residenza nei Pini ci ricorda che l’architettura può inserirsi nel paesaggio senza deturparlo , contribuendo invece a valorizzarlo. Non è solo una residenza per le vacanze: è un piccolo manifesto silenzioso di ciò che può essere una cultura del costruire responsabile . Abitare tra i pini, vivere il paesaggio La Residenza nei Pini non colpisce per l’altezza, per l’ostentazione o per il design spettacolare. Colpisce per la misura, la coerenza, la naturalezza con cui si inserisce nel suo contesto . È un esempio raro di architettura capace di essere “minima” senza essere banale, moderna senza essere invasiva, funzionale senza rinunciare alla poesia dello spazio. Un modello prezioso, da custodire e da studiare, per chiunque voglia comprendere come si possa costruire bene, anche in riva al mare, anche tra i pini . Precedente Successiva

  • Sahara Motel | Ville di Lignano

    Sahara Motel 1955 – 1956 Aldo Bernardis, Gianni Avon Il Sara Motel, progettato da Bernardis e Avon nel 1955-56, fu una struttura d’avanguardia immersa nella pineta, simbolo del turismo moderno e internazionale a Lignano. Indietro Scopri di più... L’icona del turismo moderno a Lignano Pineta Nel cuore della pineta di Lignano, in Arco dell’Erica, sorgeva un’architettura innovativa che oggi è solo memoria documentata ma che, negli anni Cinquanta, rappresentava una vera rivoluzione nel concetto di ospitalità balneare: il Sara Motel , realizzato tra il 1955 e il 1956. Fu un progetto firmato da due grandi protagonisti dell’architettura friulana del secondo Novecento: l’architetto Aldo Bernardis e l’architetto Gian (Gianni) Avon , su incarico del committente Christoph di Vienna , figura imprenditoriale che già nel nome segnava una chiara vocazione internazionale. Contesto e architettura: una visione lungimirante Il Sara Motel nacque in un momento di fervore creativo per Lignano Pineta, quando l’intera località stava prendendo forma come città-giardino grazie alla visione di Marcello D’Olivo. In questo contesto di urbanistica organica e architettura integrata nella natura, Bernardis e Avon immaginarono una struttura ricettiva che rispecchiasse il nuovo stile di vita vacanziero, capace di fondere comfort moderno, contatto con la natura e funzionalità. L’edificio era immerso nella pineta, ed era progettato per offrire indipendenza, servizi, e una connessione diretta con il paesaggio circostante. Non un albergo tradizionale, bensì un motel moderno , come sottolineato dal materiale pubblicitario dell’epoca, rivolto a un pubblico italiano ma anche europeo. Le lingue del pieghevole – italiano, tedesco, francese e inglese – testimoniano una precisa strategia comunicativa orientata a una clientela internazionale, confermando il respiro cosmopolita del progetto. La comunicazione: un modello di promozione turistica L’apparato promozionale del Sara Motel era particolarmente curato e rappresenta un elemento distintivo del progetto. Il pieghevole pubblicitario, stampato in quattro lingue, metteva in evidenza sia la posizione strategica della struttura, nel centro della pineta di Lignano, sia l’ offerta completa di servizi . A ciò si aggiungeva una proposta di soggiorno che riprendeva i modelli d’oltreoceano, dove i motel erano pensati per un turismo indipendente, dinamico, a misura di famiglia. Il Sara Motel si inseriva pienamente in questa visione innovativa, offrendo agli ospiti una residenza funzionale e autonoma, senza rinunciare al comfort. Non mancava nemmeno l’attenzione ai dettagli affettivi e simbolici: il materiale promozionale includeva cartoline personalizzate , con immagini delle spiagge e scorci iconici di Lignano, che gli ospiti potevano inviare durante il soggiorno. Un gesto semplice ma significativo, che sottolinea l’idea di un’esperienza turistica da ricordare e condividere. Progetto e linguaggio architettonico Anche se oggi l’edificio originale non è più visibile – l’area è stata riconvertita e ora ospita residenze private – i materiali d’archivio e la documentazione rimasta ci permettono di ricostruire le principali caratteristiche del progetto. La pianta prevedeva alloggi disposti in sequenza, con accessi indipendenti e spazi privati protetti dalla vegetazione. L’uso del mattone, del legno e del cemento si integrava con l’ambiente, riprendendo il linguaggio semplice ma raffinato che contraddistingue molte realizzazioni di Bernardis e Avon a Lignano. L’approccio tipologico del motel, più che una mera soluzione funzionale, rappresentava una presa di posizione progettuale che superava il concetto di “albergo” tradizionale e prefigurava una nuova forma di ospitalità estiva . I protagonisti: Bernardis, Avon e il committente Aldo Bernardis , all’epoca giovane architetto friulano, già attivo a Lignano, fu tra i più originali interpreti dell’architettura organica, capace di fondere forme moderne con rimandi vernacolari. Gianni Avon , figlio del mosaicista Gino Avon, era allora all’inizio di una lunga carriera che lo avrebbe portato a distinguersi nel campo della progettazione architettonica e del restauro. Insieme, formarono una coppia progettuale dinamica e sinergica, in grado di rispondere alle esigenze di una committenza colta e ambiziosa. Il signor Christoff di Vienna , committente del progetto, fu figura lungimirante, capace di intuire le potenzialità turistiche del nascente villaggio di Lignano Pineta e di investirvi con un’idea chiara: offrire ospitalità moderna e sofisticata a un turismo internazionale. Memoria e trasformazione Oggi il Sara Motel non esiste più, se non nella memoria dei documenti, delle immagini e dei racconti. La sua area è stata edificata con nuove residenze, ma il valore storico e architettonico del progetto continua a vivere grazie all’attività dell’Associazione “Raggi e ArchiTetture - Ville di Lignano”, che si impegna nella raccolta e valorizzazione di queste esperienze straordinarie. La riscoperta del Sara Motel rappresenta un tassello importante nella narrazione dell’evoluzione turistica e architettonica di Lignano. Un modello di sviluppo sostenibile, integrato e pensato per il benessere degli ospiti, che può ispirare anche le strategie contemporanee nel settore dell’ospitalità. 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