
Architettura integrata tra terreno, colore e arte concreta
Contesto: quando architettura e arte si incontrano
Nel cuore della Lignano Pineta degli anni Cinquanta, Casa Veronese rappresenta un raro caso di sperimentazione cromatica e volumetrica integrata, frutto della collaborazione tra l’architetto Mario Ravegnani e il pittore Bobi Brunori, entrambi attivi nello studio B24 di via Borgonuovo a Milano — sede di mostre e attività del Movimento Arte Concreta (MAC).
La casa è un esempio brillante di come l’interazione tra architettura e arte possa tradursi in un progetto abitativo profondamente innovativo, in cui la forma segue la natura, il colore accompagna la struttura e l'abitare diventa esperienza visiva.
Organizzazione volumetrica: due blocchi che seguono il terreno
La costruzione si articola in due volumi sfalsati posti a quote differenti, secondo l’andamento naturale del suolo pinetato. Questa scelta non è solo formale ma funzionale, permettendo:
una migliore integrazione con il contesto naturale,
una netta distinzione spaziale tra le diverse funzioni abitative,
un dialogo con la topografia, che evita sbancamenti o modifiche invasive.
I due corpi di fabbrica sono collegati visivamente e strutturalmente grazie a una copertura a falda unica, che si estende in due ali laterali, rafforzando la coerenza compositiva dell’edificio.
Distribuzione interna e relazione con il giardino
Gli appartamenti si affacciano sul giardino con ampie superfici vetrate e serramenti scorrevoli, che sfumano i confini tra interno ed esterno.Le finestre alte e strette completano l’illuminazione zenitale degli ambienti interni, generando un’atmosfera luminosa e discreta, coerente con il clima e la vegetazione del luogo.
L’apertura verso l’esterno non è solo un vezzo estetico, ma esprime una visione dell’abitare vacanziero, fondata su continuità visiva, luce naturale e spazi dinamici.
Materiali, struttura e dettagli cromatici
Casa Veronese è costruita con una struttura in cemento armato a vista, accostata a murature portanti intonacate e tinteggiate in bianco, e tamponamenti dipinti in blu cobalto, in netto contrasto visivo.Le parti metalliche — come i serramenti e i camini — sono invece verniciate in nero, per enfatizzare linee, tagli e profili.
Questa scelta cromatica decisa e calibrata nasce dalla collaborazione tra Ravegnani e Brunori, e trasforma la casa in una composizione pittorica tridimensionale. I colori non sono decorazione, ma materia progettuale, capaci di articolare volumi, orientamenti e percezioni.
Arte concreta e design: lo studio B24
Il progetto affonda le radici nella cultura del design milanese del secondo dopoguerra. Lo studio B24, fondato da Ravegnani e Brunori, non era solo uno spazio di progettazione architettonica, ma anche un laboratorio creativo in cui si confrontavano arte, grafica, design e architettura.
Da questo background culturale nasce l’attenzione al dettaglio grafico e al linguaggio visivo che caratterizza Casa Veronese. L’edificio è pensato come un corpo integrato nel paesaggio, ma anche come un oggetto autonomo e riconoscibile, in cui l’arte concreta si traduce in architettura concreta.
Una casa per Lignano: architettura come manifesto
Nel contesto di Lignano Pineta — spesso dominato da case tipo modulari e da una ricerca più funzionalista — Casa Veronese si distingue per la qualità plastica dei volumi, per l’uso raffinato del colore e per l’attenzione al terreno.
Non è solo un’abitazione ben progettata, ma anche una dichiarazione culturale: una casa che racconta l’identità artistica dei suoi progettisti e testimonia una stagione di sperimentazione dove il confine tra design, architettura e arte era più fluido che mai.
Architettura cromatica come linguaggio
Casa Veronese è un esempio prezioso di architettura d’autore per il turismo balneare, capace di coniugare efficienza abitativa, eleganza formale e poetica del colore.Il gioco tra i volumi sfalsati, la leggerezza del tetto, il rigore dei materiali e la sensibilità cromatica ne fanno una delle residenze più sofisticate del primo sviluppo di Lignano Pineta.
Un’opera che merita di essere riscoperta, documentata e valorizzata, non solo per il suo valore estetico, ma per il suo contributo alla cultura del progetto del secondo Novecento italiano.