
Lignano Sabbiadoro. Tra cielo e mare: la città a spirale di Marcello D’Olivo
Nel volume Lignano Sabbiadoro – Between sky and sea, curato da Massimo Bortolotti con il patrocinio della Società Filologica Friulana, trova spazio l’intenso contributo della Prof.ssa Diana Barillari, dal titolo Urban Planning and Architecture of the Spiral City. The Projects by Marcello D’Olivo for Lignano Pineta. L’articolo approfondisce il valore culturale, simbolico e architettonico della celebre “città a spirale”, tracciando un racconto che fonde il mito fondativo con l’urbanistica del moderno, in un paesaggio lagunare tra natura e ambizione progettuale.
Un racconto epico tra sabbia, pini e futuro
Barillari apre la sua analisi citando un articolo del poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli, pubblicato nel 1954 sulla rivista Civiltà delle Macchine, in cui racconta una visita a Lignano Pineta, guidato dall’architetto Marcello D’Olivo. Sinisgalli descrive la nascita della nuova città come un’impresa epica: il viaggio da Milano a Trieste, la scoperta della pineta trasformata in cantiere, il lavoro delle prime squadre che scavano trincee e gettano cemento. I pionieri della Società Lignano Pineta sono visti come moderni esploratori, e D’Olivo come il demiurgo che disegna un luogo immaginario diventato reale.
Questa lettura lirica si intreccia con una consapevolezza più ampia: il progetto di Lignano Pineta non è soltanto un’operazione immobiliare, ma un’esperienza intellettuale, culturale e paesaggistica, in cui la modernità architettonica si confronta con le forme della natura.
La spirale come archetipo urbano
La vera protagonista è naturalmente la celebre pianta a spirale ideata da Marcello D’Olivo nel 1953, che organizza l’intero tessuto urbano secondo una forma geometrica tanto iconica quanto funzionale. La spirale rappresenta un modello organico, antitetico alla griglia cartesiana della città industriale: segue le curve della pineta, preserva la vegetazione, distribuisce la densità edilizia in modo graduale e offre un'esperienza immersiva del paesaggio.
Barillari sottolinea l’audacia del gesto urbanistico: non si tratta solo di disegnare lotti, ma di creare un modello urbano alternativo, in cui la natura non viene sacrificata alla costruzione, ma integrata come matrice del progetto. La città si costruisce attorno e con la pineta, non contro di essa.
Dalla teoria alla realizzazione: un laboratorio moderno
Il progetto di D’Olivo viene avviato nel 1953, grazie alla committenza visionaria della Società Lignano Pineta, fondata un anno prima con l’intento di sviluppare un nuovo insediamento turistico di qualità. L’urbanista udinese concepisce un piano urbanistico che mette in dialogo architettura, turismo e ambiente. Le strade sono chiamate “raggi” e si diramano dal centro della spirale verso il mare, organizzando l’abitato in un sistema fluido e decentralizzato.
La realizzazione di questa visione fu resa possibile grazie a un’inedita collaborazione tra architetti, paesaggisti e ingegneri, tra cui Gianni Avon, Aldo Bernardis e Paolo Pascolo, che contribuirono a edificare alcune delle ville e strutture pubbliche più iconiche della località. In questo contesto, ogni edificio diventa parte di un progetto urbano unitario, pur mantenendo autonomia espressiva.
Urbanistica e turismo: un dialogo ancora aperto
Barillari inserisce il caso di Lignano all’interno di un dibattito più ampio sull’urbanistica turistica nel Novecento, chiedendosi fino a che punto la disciplina si sia occupata – in modo consapevole – di progettare città per il tempo libero. L’esperienza di Lignano Pineta sembra rispondere positivamente: qui l’urbanistica non solo “tollera” il turismo, ma lo interpreta, lo anticipa, ne struttura le forme e le modalità di fruizione.
La città a spirale è così un esempio concreto di pianificazione integrata per la villeggiatura, in cui si sperimenta un modello innovativo, capace di combinare esigenze abitative stagionali, tutela ambientale e qualità architettonica. Un laboratorio a cielo aperto di “architettura del paesaggio”.
Una lezione da ricordare
L’intervento di Diana Barillari si conclude sottolineando come Lignano Pineta rappresenti ancora oggi una lezione di progetto urbano. Nonostante le trasformazioni avvenute nel tempo, il disegno originario di D’Olivo mantiene una sorprendente attualità. In un’epoca segnata da emergenze climatiche, consumo di suolo e banalizzazione turistica, l’idea di una città che nasce per integrarsi con il paesaggio assume un valore esemplare.
Non si tratta di mitizzare il passato, ma di recuperare una cultura del progetto fondata su visione, cura e responsabilità. Lignano non è solo una meta turistica: è un’idea di città, un modo di abitare il tempo libero, una prova che l’urbanistica può – se sostenuta da committenze illuminate – essere uno strumento potente per costruire futuro.